Le verità relative e l’idiozia collettiva diffusa in Italia

La giustizia sportiva ha già emesso il suo verdetto: siccome 2 campionati sono stati vinti imbrogliando, gli scudetti sono 28. Punto e basta. Ma, si sa, a ognuno fa comodo credere alle proprie verità. E in Italia ogni evento cambia colore e sfaccettatura in base all'osservatore. Anzi, l'opinione pubblica sembra sempre più intenta ad aumentare le distorsioni. E così, nei telegiornali nazionali ci imbattiamo nell'avvocato di Giovanni Vantaggiato, l'attentatore di Brindisi, che racconta come il suo assistito volesse solo compiere un gesto dimostrativo e non si aspettava che l'esplosione dell'ordigno potesse causare una simile tragedia. In sostanza, fare scoppiare una bomba di 100 chili di fronte a una scuola nell'orario di ingresso degli studenti non significa necessariamente cercare una strage. Certo, una teoria bizzarra. Ma basta che sia la televisione a fare da cassa di risonanza, e l'incredibile diventa credibile. E poi, come sorprendersi? In un Paese dove un ministro si auto- intervista in diretta nazionale per discolparsi da un'accusa di frode, dichiarando che qualcuno gli ha acquistato la casa a sua insaputa, e dove un boss della banda della Magliana è sepolto all'interno di una basilica in quanto considerato benefattore dalla Chiesa stessa, pare quasi una concessione obbligata vestire l'attentatore dell'abito della vittima. In fondo, se la verità è sempre relativa, in Italia lo è ancora di più. A essere assoluta, purtroppo, è rimasta solo l'imbecillità.