Salvate il soldato Ryan/Renzi! L’unico che mantiene fede a quel patto che era nato con Draghi e che continua su quella scia

Elezioni politiche del 25 settembre 2022, l'opinione di Paolo Rausa

Per caso incominciano tutt'e due con la R. È il titolo di un bellissimo film drammatico sul d-day, lo sbarco in Normandia il 6 giugno 1944, diretto nel 1998 da Steven Spielberg. Il paragone proposto dal giornalista Maurizio Guandalini sull'Huffingtonpost dell'1 agosto rivela l'atmosfera di guerra e di disperazione che sta vivendo l'Italia all'indomani della caduta di Mario Draghi per mano di M5S, Forza Italia e Lega. E in attesa delle elezioni del 25 settembre. Perché Renzi sarebbe il soldato che tenta di salvare lo spirito della spedizione per liberare l'Europa dall'occupazione tedesca? E alla fine sarà anche lui costretto dagli eventi, le migrazioni di persone e partiti, verso le sponde sicure per farsi eleggere oppure resisterà in solitaria? Quali programmi ragionati e realistici, sulla scia dell'Agenda Draghi, che qui il giornalista consiglia a Renzi di mettere da parte e richiamare le buone cose del suo governo (job act, industria 4.0, gli 80 €, ecc.) e le proposte sul carovita e sull'inflazione che erodono il potere d'acquisto dei cittadini e in particolare della classe media? A parte qualche battuta volante di programmi non se ne parla, neppure nella costruzione del cosiddetto campo largo/santo e nella predisposizione della, una volta, "poderosa macchina da guerra".
È vero che il tempo è stretto, strettissimo, ma perché coloro che vogliono dare vita ad una coalizione ampia "democratica e progressista" non si incontrano e abbozzano un programma condiviso che sia credibile e che rappresenti la stella polare dell'azione politica? Invece si preferisce contattarli uno per uno, stabilire un patto di spartizione e procedere verso l'ignoto. Non si tratta di porre dei veti nei confronti di chicchessia ma di sottoscrivere una lettera di intenti sì, per i quali si chiede il voto coinvolgendo direttamente cittadini e associazioni come motori e garanti. Salvare il centro come riformismo è un obiettivo che deve essere perseguito come aspirazione da tutti quelli che si sentono riformisti, altrimenti le coalizioni litigiose, non collegate alle cose da fare, diventano luoghi di dissidio e cadono presto (vedi l'esperienza dell'Ulivo, grande idea, ma caduta precoce). Chi potrebbe partecipare? Credo tutti coloro che si sentono democratici e riformisti, in primis Azione di Calenda che in questo momento sta definendo le condizioni per un'alleanza con il PD senza le premesse già definite e condivise. Ecco perché resta Renzi/Ryan da salvare, perché è l'unico che mantiene fede a quel patto che era nato con Draghi e che continua su quella scia, per quanto ridefinita come aveva suggerito anche l'articolo di Antonio Polito sul Corriere della Sera. Se occorre superare i veti, a maggior ragione devono cadere quelli su Italia Viva e su Renzi. Ma per salvare il soldato Renzi occorre andare più in là e definire l'agenda riformista con cui affrontare la campagna elettorale come tappa di un progetto riformista per la politica italiana.
Paolo Rausa