«Per la prima volta nell’asse della via Emilia nessun sindaco di Csx. Il Pd ha fatto di tutto per consegnare le amministrazioni agli avversari»

L'analisi del voto amministrativo di Paolo Rausa e il futuro di Italia Viva alle prossime politiche

Calenda e Renzi

Calenda e Renzi

In che modo contribuire al dibattito del dopo le elezioni? Chiediamoci: com’è andata considerando i risultati numerici? Innanzitutto una grande astensione, preoccupante per la tenuta democratica delle nostre democrazie, in Italia e in Europa e non solo. Il passaggio di città significative al centrosinistra (Lodi, Verona, Catanzaro, Alessandria, Monza, ecc.), causa la crisi del centrodestra, hanno prodotto significativi risultati. Merito del “campo largo” e dei candidati all’altezza da una parte e usurati nell’altra?
In zona Sud-Est Milano forse per la prima volta l’asse della via Emilia non è amministrato da nessun sindaco di centrosinistra: due esponenti sono del centro destra (San Giuliano Milanese e Melegnano) e il terzo (San Donato Milanese) di una lista civica. Anche qui diversi fattori hanno contribuito alla dissoluzione: il Pd che ha fatto di tutto per consegnare le amministrazioni agli avversari, perdendo più di metà dei voti rispetto alle precedenti amministrative. Per quanto riguarda Italia Viva c’è da dire che a livello nazionale ha moltiplicato i consiglieri e gli assessori, a fronte della mancanza di una univoca indicazione di presentarsi alle elezioni locali con il proprio simbolo. Italia Viva è così scomparsa dai tabelloni e dalle schede elettorali, al contrario di Azione per es. che ha presentato ovunque o quasi il suo simbolo. È una questione essenziale di in/visibilità. La valutazione di sostenere il/la candidato/a sindaco/a al di là dello schieramento non è comprensibile a tutti. Qual è la discriminante? Se escludiamo i populisti e i sovranisti, le altre coalizioni vanno bene? Perché sostenere il sindaco di Genova e non quello di Palermo? Se il candidato sindaco, pur valutato positivamente, è sorretto dallo schieramento di centrodestra al completo, Italia Viva non dovrebbe starci. O no? Vale lo stesso per il centrosinistra? No, perché i gli iscritti di Italia Viva vengono per lo più da quell’area. Prendiamo l’esempio di Verona. È stata fatta la scelta di sostenere Tosi, che dopo il primo turno è corso ad allearsi con il centro destra, e non Tommasi, che è stato un campione non solo nel calcio ma nel sociale. Renzi dice che per le politiche se ne parlerà a gennaio. Un po’ tardi forse dal momento che bisognerebbe cominciare fin da ora a tessere le fila di uno schieramento riformista proponendone i contenuti programmatici, la possibilità di alleanza con il Pd, comunque indipendente ed eventualmente pronto a presentarsi autonomamente. Può essere la Leopolda il luogo di elaborazione del pensiero di Italia Viva? Sì, ma a condizione che ci si arrivi con ipotesi di alleanze realistiche già verificate, con una serie di punti programmatici condivisi, che trovino strumento di realizzazione in una alleanza/federazione di riformisti/liberali, partners di un’idea dinamica e attiva. Non si può aspettare sulla riva del fiume, attendendo che passi il vascello fantasma. Se ne discuta a livello locale, zonale, provinciale e nazionale. I possibili errori di valutazione e di azione non devono servire a giustificare l’inazione, semmai è esiziale la mancanza di prospettive concrete. Al limite si può anche ipotizzare di correre da soli come Italia Viva nel peggiore dei casi. Ma occorre muoversi per tempo ed efficacemente. Perciò buon lavoro!
Paolo Rausa