Una scala fissa per l’Ospedale Maggiore di Lodi: la proposta di Domenico Ossino per garantire dignità e accessibilità

L’appello di un cittadino che da anni si batte per una soluzione concreta: «Non cerco clamore, ma una risposta a un bisogno reale»

L'atrio dell'Ospedale di Lodi con la scala ipotizzata

L'atrio dell'Ospedale di Lodi con la scala ipotizzata Il rendering artigianale realizzato dal lettore

«Garantire un accesso stabile e sicuro all’Ospedale Maggiore di Lodi non è una questione tecnica, è una questione di dignità». È con queste parole che Domenico Ossino, cittadino lodigiano, torna a chiedere con determinazione l’installazione di una scala fissa accanto alla scala mobile dell’ospedale cittadino, troppo spesso fuori servizio. Una battaglia che porta avanti da oltre sette anni con lettere, articoli e interventi pubblici, sempre con l’obiettivo di tutelare la mobilità e il diritto alla salute di tutte e tutti, in particolare delle persone fragili.

Una proposta nata dal basso

La richiesta non è nuova, ma ha acquistato nuova forza in questi giorni. In una lettera indirizzata alla Direzione dell’ASST di Lodi, Ossino ha ribadito la necessità di una soluzione strutturale e definitiva: «Fin dal 2018 ho sollevato pubblicamente il problema, chiedendo un intervento pratico, compatibile con l’architettura esistente, che riduca in modo definitivo un disagio quotidiano per chi si reca in ospedale».

Una richiesta di buon senso, sostenuta anche da un rendering artigianale che mostra la concreta fattibilità del progetto: una scala in acciaio con gradini in vetro antisfondamento, trasparente, sicura e collocata in modo da non interferire con il bar ristoro né con gli accessi principali dell’ospedale. «Non ho mai proposto soluzioni astratte – scrive Ossino – ma interventi concreti, compatibili, realizzabili».

Il confronto pubblico e le prime aperture

Nel corso degli anni, attorno alla proposta si è sviluppato un dibattito pubblico. Non sono mancate opinioni contrarie, come quella dell’ingegner Gianpaolo Colizzi, che aveva espresso perplessità sulla fattibilità tecnica. «Ritengo legittime tutte le visioni – osserva Ossino – e credo che il dibattito civile, pur nelle divergenze, sia sempre prezioso per orientare le decisioni pubbliche».

Ma oggi qualcosa sembra muoversi. È la stessa ASST a comunicare di voler valutare l’ipotesi di una scala fissa, un segnale che conferma – secondo Ossino – «l’attualità e la concretezza della proposta». Dopo anni di attesa e promesse, la speranza è che si passi finalmente dalla teoria alla realizzazione.

Una battaglia civica, non ideologica

Ossino tiene a precisare che il suo impegno non ha mai avuto connotazioni polemiche o ideologiche. Si tratta di una battaglia civile e costante, portata avanti con coerenza e rispetto delle istituzioni. «Le segnalazioni che ho fatto in passato non volevano essere semplici denunce – scrive – ma inviti concreti all’azione, rivolti alle istituzioni e alla cittadinanza».

Nella lettera indirizzata alla Redazione, il tono è quello di chi non cerca visibilità personale, ma un risultato concreto per la collettività: «Vi chiedo, gentilmente, di dare spazio a questa proposta. È una voce civile che non cerca clamore, ma una risposta concreta a un bisogno reale della nostra comunità».

Il futuro dell’accessibilità è adesso

La vicenda della scala mobile fuori servizio all’ingresso dell’Ospedale Maggiore non è un dettaglio tecnico, ma un simbolo dell’attenzione – o della sua mancanza – verso i cittadini più vulnerabili. E la proposta di Ossino, sostenuta da anni di impegno e ora tornata al centro del dibattito, potrebbe essere l’occasione per restituire non solo un accesso sicuro, ma anche un segnale di rispetto e ascolto da parte delle istituzioni.

Ora che anche l’ASST ha aperto alla possibilità di realizzare una scala fissa, la speranza è che si passi finalmente dalle parole ai fatti. Perché la salute passa anche da una scala che funziona. Sempre.