Perchè voto No al Referendum Costituzionale

Cambiamento non è sinonimo di miglioramento. L'opinione di Giulio Carnevale.

Partiamo da un presupposto molto semplice: il grande capitale, gran parte degli industriali, e tutti i banchieri del mondo sono favorevoli a questa riforma, varata da un esecutivo che in questi anni, è stato molto attento a difendere i grandi interessi economici e molto meno a difendere i suoi cittadini. In queste settimane ho avuto occasione di partecipare a molti dibattiti, quello che più mi ha dato da pensare è quello svolto a Mediglia, fra Umberto Ambrosoli a sostegno del SI  e Daniela Santanché a sostegno del NO.
Il referente dell’opposizione in Consiglio Regionale che sfidò Maroni e perse, nei giorni precedenti al dibattito, rassegnò le dimissioni, dal ruolo di Consigliere Regionale, per via della sua nomina ai vertici della nuova Banca Popolare di Milano per gestire la fusione con la Banca Popolare di Lodi. Oltre al confronto sulla riforma Costituzionale, svolto a Mediglia Ambrosoli si è dato molto da fare partecipando ogni qualvolta venisse invitato, a pochi giorni dal suo abbandono ,ratificato nei giorni scorsi dal Consiglio Regionale. Un esponente di area PD che va a braccetto con i poteri bancari che sponsorizza il SI. Basterebbe questo a capire che qualcosa non torna. Ci vorrebbe un saggio per scrivere tutti i motivi per cui ho scelto di votare NO, ma mi limiterò ad analizzare la riforma del titolo V, la parte della Costituzione che regola il rapporto stato-regioni. Le regioni hanno sempre avuto più competenze, tra le quali le più importanti sono senza ombra di dubbio la gestione della sanità dell’energia e del turismo. La riforma del 2001 ha fatto sì che le regioni avessero autonomia in campo finanziario e amministrativo.  In una situazione di precarietà politico amministrativa come quella che viviamo, bisogna tenere presente che quello che ci racconta Renzi a reti unificate (manca solo che presenti le trasmissioni delle previsioni del tempo per essere in tv 24h al giorno) è la mistificazione della realtà: cambiamento non è sinonimo di miglioramento.  Se al referendum vinceranno i “Sì”, lo stato riprenderà la competenza in numerose materie e le regioni saranno meno autonome. La riforma rappresenta senza dubbi un passo indietro rispetto al passato per quanto riguarda l’attribuzione di autonomia alle regioni. Secondo il DDL Boschi, Lo stato potrà decidere in quasi completa autonomia su come e dove costruire grandi infrastrutture di interesse nazionale, quali politiche sul turismo perseguire, come sfruttare le risorse naturali come l’acqua e le foreste.  Mentre l’opposizione che regioni e autonomie locali potranno contrapporre sarà considerevolmente ridotta. In questo modo si alimenteranno gli scontri di piazza, come sulla TAV,  perché le autonomie locali non potranno più raccogliere il malcontento dei residenti e gestirlo con percorsi democratici di inclusione.  Le opinioni dei residenti sulle grandi opere, che si vedranno scavalcare in numerose tematiche non troveranno sponda nelle autonomie locali per esautorate dai loro compiti. La perdita di autonomie locali  in favore di una centralità dello stato ci farebbe tonare indietro di un secolo. Addio quindi al federalismo, con il forte rischio che una regione di eccellenza nel settore socio assistenziale e sanitario  come la nostra sia assorbita nel calderone di inefficienza al pari di alcune regioni in completo dissesto. Tutto questo mentre le regioni autonome in deficit come la Sicilia  potranno continuare a essere delle idrovore di denaro pubblico. Infatti le regioni a statuto speciale come Trentino Alto Adige, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e appunto la Sicilia, non saranno interessate dalla riforma e potranno continuare a legiferare su tematiche che altre regioni dovranno rimettere allo stato. Questo darebbe luogo a regioni di serie A e di serie B, incrementando ancora di più le differenze già esistenti.  Per questo e altri motivi, io il 4 dicembre,  voterò NO. Questa riforma è tutta da rifare, cosi come è proposta, se passasse toglierebbe sovranità e autonomie in favore di un esecutivo lontano dai problemi quotidiani di tutti noi.
Giulio Carnevale