Perché voto SI al Referendum Costituzionale

Una riforma che non può aspettare. L'opinione di Giancarlo Trigari.

È necessario ricordare che la Riforma Costituzionale ha preso le mosse all'inizio di questa legislatura quando il Presidente Napolitano, al termine del suo mandato, dopo un iniziale rifiuto perché consapevole del peso enorme che sarebbe ricaduto sulle sue spalle di persona molto anziana, ha acconsentito ad un nuovo mandato a termine, esclusivamente in cambio della promessa che si sarebbero fatte le riforme che il paese si aspettava ormai da anni, con in testa quella Costituzionale.
Praticamente tutti i partiti, compresi molti di quelli che adesso sostengono di aver dissentito o che Napolitano si prestò solo per ambizione personale, applaudirono freneticamente questa soluzione che poneva termine ad un impasse vergognoso.
Questo è il primo punto fermo. I partiti messi davanti alle drammatiche condizioni di stallo della legislatura hanno convenuto che la Riforma Costituzionale è indispensabile.
Alcuni di quei partiti, e fazioni di altri, oggi vogliono far passare l'idea che sia un attentato alla Costituzione cambiarla per far funzionare meglio il Parlamento e di riflesso il Paese!
Ma il Parlamento attuale è tragicamente figlio del “Porcellum”, sciagurato accrocco legislativo con cui una parte contava di assicurarsi per sempre il predominio politico.
Il “Porcellum” furbescamente spaccia per Senato che rappresenta le Regioni, un Senato in cui le Regioni hanno un peso proporzionale alla loro popolazione e dove i seggi vengono assegnati su base regionale. Nel variegato panorama politico dell'Italia questo si è dimostrato un disastro.
All'inizio di questa legislatura era impossibile dare vita ad una maggioranza parlamentare!
Ci si è riusciti inizialmente per i buoni uffici di Napolitano, che ha ricordato ai partiti l'impegno assunto in merito alle riforme, e successivamente perché gruppi di parlamentari interessati alla propria poltrona hanno capito che l'unico modo per conservarla era prendere apertamente le parti di chi era al timone, seguire il vento.
In questo desolante scenario, con grande risolutezza, Renzi e la maggioranza del suo partito hanno fatto digerire a tutto il Parlamento, compresi coloro che occupano le poltrone che saranno cancellate, la Riforma Costituzionale non più differibile.
Per alcuni parlamentari l'idea è stata: per ora non vado a casa e poi ci vediamo al Referendum.
Cosa c'è di eccezionale in tutto questo e perché mi sono soffermato a ricordare un recente passato che in tanti vogliono cancellare e mistificare?
Perché non c'è nulla di eccezionale, prendiamone atto realisticamente: non avremo mai un Parlamento con una maggioranza capace di varare una perfetta Riforma Costituzionale. E non ci sarà perché il Parlamento non viene eletto sulla luna: rispecchia esattamente la popolazione Italiana e basta guardarsi intorno per convincersene.
Questo è il secondo punto fermo: la Riforma Costituzionale non più rinviabile, è frutto di un difficile compromesso, il meglio che si può raggiungere, pensando che diversamente nei prossimi anni chissà per quanto tempo l'Italia sarebbe preda di un tripolarismo selvaggio.
Ma è una riforma che contiene tutto quello che serve per un migliore funzionamento del Parlamento e quindi del Paese, per accreditarci in Europa come un Paese dinamico che guarda al futuro e che per questo vuole contare sempre di più, contribuendo in prima linea a cambiare anche l'Europa.
Invito tutti ad approfondire, nelle numerose occasioni di discussione nel nostro territorio, i temi di questa riforma che qui voglio richiamare solo per sommi capi.
Il superamento del bicameralismo perfetto e lo sveltimento dell'iter legislativo sono i presupposti di un Parlamento più efficiente e produttivo. 
Anche il nuovo Senato, formato solo da un numero ridotto di rappresentanti degli enti locali, è pensato secondo la logica di una maggiore efficienza in quanto permette di rappresentare le istanze locali direttamente in Parlamento. Sempre alle sensibilità locali sono affidati i rapporti con l'Europa.
Nuove regole migliorano l'attività referendaria.
La Riforma poi va a incidere su altri aspetti meno importanti, ma indispensabili (come la soppressione del riferimento alle Province, ecc) o volti a ulteriori risparmi (come l'abolizione del CNEL, ecc.).
Per concludere voglio richiamare la colossale mistificazione sul difficile linguaggio che sarebbe stato utilizzato dalla Riforma Costituzionale che la renderebbe incomprensibile.
Incomprensibile a chi? All'uomo della strada? Fate leggere un trattato di Fisica Teorica all'uomo della strada e chiedetegli se lo trova comprensibile!
La Costituzione non è nemmeno una legge, con cui comunque l'uomo della strada si confronta sempre con il supporto di un professionista, ma è l'insieme dei principi che devono seguire coloro che sono eletti dall'uomo della strada per fare le leggi e governare.
Una volta che all'uomo della strada sono stati illustrati i contenuti, potrebbe essere scritta anche in ostrogoto, l'importante sarebbe solo che la Corte Costituzionale comprendesse l'ostrogoto! 
O vogliamo chiamare il popolo del web a dirimere eccezioni di costituzionalità?