Droga “pop”: ma non pensate alle conseguenze?
27 febbraio 2010
Quello che appare, nella sua crudele evidenza, è che si fanno affermazioni, da parte di esponenti del mondo adulto, senza tener conto dell’impatto che questo ha sui giovani, sprovvisti di strumenti di difesa, ma ben capaci di attuare forme di offesa, prima di tutto verso se stessi, poi verso quegli adulti improvvisamente battuti in ritirata e incapaci di dar loro risposte. In questa situazione di estrema confusione, c’è chi ascolta e nulla intende, c’è chi osserva ma nulla vede. Rimane il silenzio assordante di una società che non è in grado di dare risposte concrete ai bisogni dei giovani, di una politica che è sempre più distante dalle persone e che attua forme di perpetuazione continua nelle persone e nelle dinamiche relazionali. Per mantenere alta l’attenzione sul problema droga, da parte delle Istituzioni, non c’è bisogno di eccessi forcaioli, anzi in questa situazione c’è il rischio di schierarsi per partito preso, per spirito di contraddizione, non certamente per amore di conoscenza. Ho avuto occasione di leggere articoli scritti da persone che lavorano in comunità terapeutiche di recupero per tossicodipendenti e mi ha colpito come veniva raccontata la difficoltà di queste persone: di quanta fatica occorra per poter uscire dal baratro, di cosa significhi rimanere in vita dimenticandosi di esistere, di quanta tristezza traspaia da due occhi atterrati dalla resa. Ma se andiamo ad analizzare quali sono le cause che hanno portato quelle persone in quella situazione, si scopre che tutto è cominciato con qualche canna, per farlo con gli amici e non essere da meno; quasi sempre c’erano problemi di comunicazione con i genitori. La vastità di questo drammatico aspetto della nostra società, è diventata talmente preoccupante, nel nostro Paese, che le organizzazioni sanitarie e i gruppi di volontari che si occupano dei drogati e del loro reinserimento nella società, non hanno mezzi né persone sufficienti per affrontare i problemi che si pongono ogni giorno. Quello che si scopre tardi, è che di droga si muore, può sembrare uno slogan, ma quando qualcuno muore per il freddo su una panchina sul lato della via, se altri invece optano per l’eroina, perché saturi di canne, cocaina e pasticche da calare giù, se tragicamente bisogna, quasi ogni giorno, fare i conti con tante e troppe esistenze ridotte a miserie umane; allora vuol dire che c’è un problema serio da affrontare, non più eludibile, di cui la politica e la società devono farsi carico. Bisogna che le istituzioni, la scuola, l’ambito famigliare facciano prevenzione e non allarmismo, siano in grado di apparire interlocutori credibili per il mondo giovanile e non spettatori distratti. È per questo che occorre diventare tutti più responsabili di fronte al dramma della droga, non soltanto a parole, ma con i fatti.
“Spesso si prende la decisione più semplice, non la più giusta: di ciò godono, quindi, gli approfittatori” – Anonimo
27 febbraio 2010