Il diritto alla vita non normale, per i disabili

L'opinione di Giancarlo Trigari: abbattere le barriere architettoniche migliora la qualità della vita

Recentemente una persona affetta da una grave disabilità ha fatto un giro per le strade di Milano in carrozzina per verificare a che punto è in città l’eliminazione delle barriere architettoniche. Il risultato è stato disastroso come chiunque poteva aspettarsi anche soltanto guardandosi intorno con un minimo di attenzione. Ne è nato un articolo e un fondo su un giornale a grande diffusione nazionale, quest’ultimo intitolato: “Il diritto ad una vita normale”, che puzza di pietismo stantio. Il perché è presto detto. Chi è costretto a muoversi con una carrozzina è già stato condannato dalla vita a non avere una vita normale. Quindi non aspira a qualcosa che gli è già stato negato, ma si aspetta che gli altri, quelli che più correttamente vanno chiamati normodotati, piuttosto che normali (che si richiederebbe una verifica su un altro piano), gli diano una mano a vivere la propria condizione.  È troppo facile far passare l'idea che si abbattono le barriere architettoniche e la vita di una persona con disabilità diventa normale, e quindi tutti possono vivere felici e contenti, come nelle favole! 
Si pensi soltanto ad una situazione che si presenta comunemente e per casi non gravi. Una persona in carrozzina segue un percorso privo di barriere per entrare in un moderno supermercato (grande passo avanti), trova un bel carrello a sua misura da agganciare (se nessuno lo ha utilizzato impropriamente), con un po' di buona volontà riesce ad attivare il suo lettore di codici-prodotto, ma una volta arrivato agli scaffali, più della metà della merce è al di fuori della sua portata. All'uscita le emettritrici automatiche di scontrini non sono per lui raggiungibili. Stiamo descrivendo una struttura della grande distribuzione organizzata con i criteri più avanzati.
Il diritto che una società civile dovrebbe riconoscere è quello ad una vita non normale!
Non si fa nessuno scoop rivelando che in Europa l’Italia non fa una bella figura in questo campo. Per citare un caso su tutti, non molto tempo fa l’amministrazione comunale di Amsterdam ha distribuito gratuitamente a tutti gli esercizi commerciali le pedane di accesso senza chiedere il pagamento della occupazione del suolo pubblico!
Evidentemente è l’amministrazione pubblica locale che dovrebbe attivare le buone pratiche.  Potrebbe cominciare, senza spendere neanche un centesimo, con il non rilasciare alcun permesso per ristrutturazioni o nuove costruzioni senza aver verificato accuratamente il rispetto rigoroso della accessibilità.  Istanze ormai da tempo agitate senza molto successo.
Esiste un altro punto di vista che coinvolge una parte più numerosa della popolazione, oltre i pochi sfortunati che si muovono in carrozzina.
La sostituzione dei gradini con scivoli migliora la qualità della vita anche per gli anziani e le mamme che spingono un passeggino. Questi, quasi sempre, non vengono completamente ostacolati ed emarginati, ma hanno modo di apprezzare la differenza quando possono servirsi di uno scivolo. Analogamente si avvantaggiano parimenti dall'abbattimento di altre barriere, abbattimento essenziale per lo sfortunato in carrozzina che dovrebbe andare alla caccia di un percorso alternativo, ammesso che esista.
Il miglioramento della qualità della vita in questi casi coinvolgerebbe una popolazione sempre più vasta, visto che l'attesa di vita in Italia ci fa prevedere un aumento considerevole degli anziani, mentre per le nascite ci si aspetta che lo stato si attivi per il loro incremento.
Risparmiamo il pietismo di circostanza che serve a tacitare la cattiva coscienza. Abbattere le barriere architettoniche è molto di più che permettere una vita non normale, significa migliorare la qualità della vita per tutti.