Armenia 24 aprile, si commemora il genocidio dimenticato, un secolo dopo

L'importanza di opporsi al negazionismo, che è l’ultima fase di un genocidio che rende un delitto quasi perfetto

La persecuzione scatenata tra il 1914 e il 1918 dai turchi nei confronti del popolo armeno residente in Anatolia e nel resto dell’Impero Ottomano rappresenta il primo esempio dell’epoca moderna di sistematica soppressione di una minoranza etnico-religiosa. Una campagna di eliminazione che non scaturì soltanto dall'ideologia razzista, del sedicente Partito "progressista" dei Giovani Turchi, ma che trasse le sue origini più profonde dalle antiche e mai sopite contrapposizioni religiose tra i musulmani ottomani e curdi e la minoranza cristiana armena. Furono più di 1.500.000 gli armeni eliminati nel modo più atroce che la storia possa ricordare. In pratica i due terzi della popolazione armena residente nell'Impero Ottomano è stata soppressa. Circa 100.000 bambini sono stati rapiti e affidati a famiglie turche o curde. E’ questa una delle prime pagine di storia sulle atrocità avvenuta alle porte dell’Europa nei primi anni del XX° secolo passata sotto silenzio.  Dopo qualche decennio, nel cuore dell’Europa durante la seconda guerra mondiale segui la Shoah , con lo sterminio del popolo ebreo da parte di un altro partito questa volta quello nazista.  Ricordando la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948, in base alla quale il riconoscimento della dignità intrinseca e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana è il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo,  la Comunità Internazionale oggi condanna gli atti di genocidio perpetrati ai danni del popolo armeno, dall'impero ottomano e dai diversi regimi di Turchia negli anni fra il  1894 e il 1923: espropriazione della terra Patria, massacri e pulizia etnica volta allo sterminio della popolazione armena, distruzione del patrimonio armeno, così come la negazione del genocidio, tutti tentativi di evitare la responsabilità, e consegnare all’oblio i crimini commessi e con le loro conseguenze.  Il negazionismo è l’ultima fase di un genocidio che rende un delitto quasi perfetto . La mancanza di un dialogo costruttivo ha lasciato dei segni non solo nella generazione passata ma anche in quella attuale . Gli intellettuali turchi oggi si rendono conto che c’è una pagina terribile della storia che vale la pena poter ricostruire per fare chiarezza . Fortunatamente a livello internazionale qualunque attività di minimizzare il genocidio viene condannata in maniera ferma e inappellabile.  E’ fondamentale che la condanna e il ricordo debba partire soprattutto  dalle Istituzioni prima ancora che dai popoli interessati, per questo motivo assume una particolare rilevanza la commemorazione che Regione Lombardia terrà a Palazzo Marino nel centenario del genocidio. Non dimentichiamo che anche il popolo italiano è stato oggetto di genocidio . Il maresciallo Tito che fra il 1943 e il 1947 ordinò di gettare, vivi e morti, quasi diecimila italiani nelle foibe , cavità carsiche a strapiombo, che cercavano di scappare dai territori della Dalmazia. Una carneficina che testimoniò l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica.  Con la Legge N. 92 del 30 marzo 2004 la Repubblica Italiana ha istituito per il 10 febbraio il "Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe”.
Ricordare alle nuove generazioni queste atroci pagine di storia, serve a fare una riflessione su quello che sta accadendo in questi giorni a poche migliaia di chilometri dall'Italia, dove i cristiani vengono uccisi e perseguitati  solo perché cristiani. L’importanza della memoria è fondamentale, perché quando i popoli perdono la memoria del loro passato, c'è il rischio che queste atrocità si ripetano. Questo non è accettabile.
Claudio Alfarano