Sopprimere le Province non conviene. Sì a una riforma organizzativa dello Stato, no alla demagogia!

Ma veniamo ai numeri: le 12 Province della Lombardia costano circa un euro pro capite all’anno, mentre nel 2010 la spesa complessiva per le Province è stata di 11,5 miliardi, circa 193 euro a testa, di cui 8,6 miliardi per la spesa corrente e 2,9 miliardi per nuovi investimenti. Nella prima voce rientrano anche i costi di indennità, rimborsi e spese elettorali, in altre parole per la politica, per la quale si spendono due euro pro capite. La manovra approvata dal Governo Monti prevede l’abolizione delle Giunte provinciali e la riduzione dei consiglieri a dieci. Al di là della facile demagogia, si dovrebbe riproporre come quesito al Presidente del Consiglio, da poche settimane autosospeso dalla presidenza della Bocconi, il titolo della ricerca condotta dalla sua stessa università, “Il riassetto delle Province: risparmio o aggravio dei costi?”. Se le Province saranno soppresse, chi garantirà l’efficienza dei servizi a scala intermedia? Agendo su un’area troppo ridotta (comunale) o troppo vasta (regionale), non sarebbe possibile, da una parte, garantire continuità ai cittadini, dall’altra, differenziare i programmi in base alle esigenze delle singole comunità. Ad esempio, chi interverrebbe sulla Paullese? Dobbiamo, piuttosto, dare il via a una spending review, ossia a una revisione totale delle spese dello Stato, qualificando gli 800 miliardi di euro della spesa pubblica, per eliminare gli sprechi reali, senza limitarsi ai singoli settori.