Contraddizioni ad alta velocità
In realtà il ritornello sembra essere quello di 50 anni fa: dateci le autostrade ma non mettetele, per favore, di fianco alle nostre case. Ecco perché gli abitanti della Val di Susa sono destinati a rimanere soli nella loro ardua battaglia. Al rimanente 99% della popolazione italiana della Tav sembra importare poco o niente.
Tra i protagonisti della libera Repubblica della Maddalena occorre però dare i buoni e i cattivi voti: chi si batte contro la Tav in nome della salvaguardia della propria terra o per ragioni sensate merita rispetto. Chi lo fa per noia, per retorica o per identificarsi con una generica massa di “antagonisti” (di che cosa, poi?), merita le bacchettate. O peggio ancora, l’indifferenza. L’accettazione incondizionata della realtà è negativa, ma lo è anche l’estremizzazione del “no” e della protesta fine a se stessa. Se poi si riduce tutto al dualismo progresso/anti-progresso, allora è opportuno riconoscere che l’ambito dei trasporti su ferro è forse uno dei pochi che merita ancora di essere evoluto e migliorato (soprattutto in un Paese come il nostro, che detiene il primato dei treni peggiori d’Europa).
La vita dell’uomo moderno, purtroppo o per fortuna, si è estesa enormemente sul piano geografico. Oggi come oggi si può lavorare a Milano e tornare a dormire a Roma la sera, oppure andare a trovare la fidanzata in Spagna ogni week end, senza che nessuno protesti per l’inquinamento atmosferico e acustico causati dall’aumento vertiginoso del traffico aereo. In un’ottica di utilità collettiva, anche la Torino-Lione può essere forse metabolizzata.
Un consiglio a residenti e amministratori di Susa e dintorni: siate concreti nella protesta e aiutate anche noi, che viviamo nel resto d’Italia, a capire le vostre ragioni. Può darsi che le appoggeremo. Consiglio numero due: prendete black-bloc, facinorosi, incappucciati e perditempo, ficcateli sul primo treno (a bassa velocità, ovviamente) e rispediteli a casa a giocare alla Playstation. Voi avrete un problema in meno da gestire e loro qualcosa di più utile da fare.
Davide Zanardi