SDA chiude lo stabilimento di Carpiano: incubo licenziamento per 200 persone

Scattati i presidi permanenti dei lavoratori delle aziende di facchinaggio, in attesa dell’apertura del tavolo sindacale. Sol Cobas: «Chiederemo una retromarcia sulla chiusura»

Lo stabilimento SDA di Carpiano

Lo stabilimento SDA di Carpiano

Nella zona industriale di Carpiano scattano i presidi dei lavoratori a seguito della annunciata chiusura dello stabilimento Sda, comunicata come un “fulmine a ciel sereno” lo scorso 22 luglio. In quella data, infatti, i vertici del colosso della logistica hanno deciso la dismissione del magazzino Sudmilanese, scatenando il panico tra i lavoratori e le ire delle organizzazioni sindacali. «Con un’improvvisa decisione annunciata solo lunedì 22 luglio, la Sda chiuderà lo stabilimento di Carpiano – commentano i sindacalisti del Sol Cobas -. Non avendo alcuna possibilità di ricollocarli, il consorzio fornitore del servizio di magazzinaggio dell’azienda si è detto costretto a procedere al licenziamento collettivo dei 204 operai in esubero. La decisione annunciata in questi giorni ribalta tutti i presupposti di legge, che impongono prima il ricorso agli ammortizzatori sociali e quindi la ricerca di alternative valide». La chiusura dell’hub di Carpiano, fanno sapere sempre da Sol Cobas, sarebbe legata ad una pianificazione aziendale ben precisa da parte di SDA, legata alla recente apertura dello stabilimento di Bologna e alla possibilità di utilizzare quello di Piacenza per bypassare completamente il nodo milanese. «L’obiettivo – proseguono i sindacati - è quello di colpire i livelli salariali raggiunti a Carpiano dopo otto anni di incessante lotta sindacale e imporre con la forza (come a Bologna e Piacenza) contratti di lavoro precari e livelli salariali inferiori del 30%». I lavoratori attendono ora novità dai tavoli di contrattazione, che prenderanno il via a breve. «Al tavolo sindacale chiederemo un’immediata retromarcia sulla chiusura di Carpiano – concludono i sindacalisti -: in caso contrario prenderemmo in considerazione solo l’ipotesi di ricollocazione degli esuberi sugli impianti coinvolti dalla ristrutturazione». 
Redazione Web

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