Lotta al gioco d’azzardo patologico: il Comune di Milano limita gli orari di apertura delle sale gioco, il Tar boccia l’ordinanza relativa poi fa marcia indietro e la accoglie
Le associazioni di categoria: «Così si uccide il gioco legale. Sugli orari la battaglia non finisce qui»
26 novembre 2014
Un nuovo e complesso capitolo si aggiunge alla battaglia che vede il Comune di Milano impegnato nel contrasto al gioco d’azzardo patologico, o ludopatia, fenomeno in costante ascesa che va via via assumendo i contorni della vera e propria emergenza sociale. Il 16 ottobre scorso, palazzo Marino aveva introdotto una nuova ordinanza che imponeva una rigida regolamentazione degli orari di apertura delle sale giochi. Nello specifico, il provvedimento ridimensionava il funzionamento continuativo 24 ore su 24 di slot e videopoker, limitandolo alle due fasce orarie 9:00 – 12:00 e 18:00 – 23:00, in modo tale da “ridurre la possibilità di accedervi – recitava l’ordinanza - , con particolare attenzione agli orari di uscita dalle scuole e al tempo libero delle fasce più fragili della cittadinanza, in primo luogo giovani e anziani". Di fatto, tale imposizione si applicava anche al funzionamento degli apparecchi per il gioco presenti in altre tipologie di esercizi pubblici come, ad esempio, tabaccherie, ricevitorie del lotto e bar. «Ogni giorno tramite i nostri servizi – aveva commentato a riguardo l'assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino - entriamo in contatto con persone che sono vittime del gioco di azzardo patologico, un dramma che colpisce un numero sempre più alto di persone determinandone la rovina economica, sociale e psicologia». In tal senso, il documento emesso da palazzo Marino ricordava alcuni dati drammatici sulle ludopatie a Milano. Nei Sert (Servizi per le tossicodipendenze) dell’Asl milanese, dove le persone affette da patologia da gioco d’azzardo sono aumentate del 40% all’anno negli ultimi tre anni, si stima che circa 2.500 persone abbiano bisogno di cure. Tale nuova disposizione, di fatto, rappresentava solo l’ultimo di una serie di provvedimenti adottati da palazzo Marino a tutela delle fasce più esposte della popolazione. Tra questi spicca il nuovo Regolamento edilizio, che impedisce l’insediamento di nuove sale gioco e scommesse nel 99% della città. Partita da queste premesse, l’ordinanza di limitazione degli orari emessa dall’Amministrazione Pisapia ha tuttavia avuto inizialmente vita molto breve. A sole 2 settimane dall’entrata in vigore, infatti, il presidente della prima sezione del Tar (Tribunale amministrativo regionale) di Milano ha accolto il ricorso presentato dall’agenzia di scommesse Azzurro Gaming, bocciando le restrizioni volute dal Comune. «Il ricorso pare allo stato fondato – recitavano le motivazioni del Tar - , non essendo gli interessi pubblici indicati nella motivazione dell’ordinanza riconducibili a quelli di sicurezza, libertà, dignità umana, utilità sociale e salute. Si configurano gli estremi del grave pregiudizio indotto dalla disattivazione degli apparecchi d’intrattenimento in funzione nell’agenzia di scommesse gestita dal ricorrente». Alla luce del “no” incassato dal Tar, il Comune di Milano aveva immediatamente annunciato l’intenzione di ricorrere in appello, ma la discussione dell’ordinanza fissata per il 19 novembre scorso in Camera di Consiglio ha riservato una vera e propria sorpresa. In quell’occasione, infatti, il Tar è praticamente tornato sui suoi passi, dando il via libera ai limiti orari imposti da palazzo Marino per l’accensione delle slot. «La decisione del Comune – sostiene la nuova sentenza dei giudici - è stata presa a tutela della salute dei cittadini e più in generale del benessere individuale e collettivo della popolazione, interesse che prevale sul pregiudizio di natura prettamente economico lamentato dagli operatori». Secondo il Tar, insomma, il provvedimento comunale appare necessario per fronteggiare le esigenze sociali di tutela dei soggetti deboli e di contrasto al gioco problematico, visto che la legge regionale che impone distanze minime da luoghi sensibili per l’installazione degli apparecchi, vale solo per le concessioni di gioco successive all’entrata in vigore. «I soggetti giovani ed anziani – concludono i giudici - appaiono (anche secondo norme di comune esperienza) maggiormente esposti alla capacità suggestiva del guadagno derivante dalla scommessa». «La nuova ordinanza del Tar “ucciderà” il settore legale. Siamo quindi pronti a intraprendere ogni iniziativa consentita per salvaguardare il principio secondo il quale esercitare una impresa lecita nel rispetto delle regole, non può costituire fattore inquinante o morboso». Questo è stato l’amaro commento di Massimiliano Pucci, presidente dell’associazione Astro e vicepresidente di Sistema Gioco Italia, che ha sottolineato come, se le slot autorizzate dovessero scomparire, altrettanto non si potrà dire del gioco illegale. «Con questa ordinanza – ha concluso Pucci - si rischia di mandare a casa circa un migliaio di persone, tra baristi, esercenti e personale delle sale gioco. Si rischia inoltre di far crollare del 70% un settore che, solo a Milano, vale 2 miliardi di euro di raccolta l’anno e che allo Stato dà 250 milioni di euro». Si annuncia quindi un nuovo capitolo per una partita che pare tutt'altro che conclusa.
Alessandro Garlaschi
26 novembre 2014