Milano: la Polizia Locale scopre un giro di aste giudiziarie truccate

19 condanne per corruzione, turbativa d’asta e falso ideologico. I banditori, in cambio di una tangente, pilotavano le aste per permettere ai vecchi proprietari di tornare in possesso del bene pignorato a prezzi molto bassi

Nei giorni scorsi si è chiuso il processo che vedeva imputate 19 persone per i reati di corruzione, turbativa d’asta aggravata e falsità ideologica con pene che vanno da uno a undici anni e due mesi di reclusione. L’indagine, portata avanti dagli agenti del Nucleo centrale di polizia giudiziaria della Polizia locale di Milano e coordinata dal Sostituto Procuratore Grazia Colacicco, in totale vede coinvolte 39 persone tra banditori, debitori e prestanome. Tutto era partito nel febbraio del 2012 quando ad alcuni ghisa era stato detto, in via strettamente confidenziale che, durante le aste giudiziarie gestite dalla Sivag (Istituto Vendite Giudiziarie del Tribunale di Milano), alcuni lotti rimanevano invenduti per “ritornare” a prezzi notevolmente sotto il loro valore ai proprietari, che così potevano ricomprarli agevolmente. Per verificare l’attendibilità delle confidenze, e quindi procedere con le indagini, gli agenti della Polizia locale si erano infiltrati alle aste e avevano effettivamente riscontrato diverse irregolarità. In accordo con la Procura della Repubblica, le indagini erano poi proseguite con l’intercettazione telefonica dei banditori, perquisizioni e sequestri di computer e soprattutto i verbali di vendita delle procedure esecutive che hanno permesso agli inquirenti di individuare un consolidato sistema di corruzione. In pratica i banditori, dietro il pagamento di una "mazzetta", turbavano il normale svolgimento delle aste con omissioni e attestazioni di verbali falsi affinché il bene oggetto del pignoramento rimanesse invenduto per poi farlo illecitamente ritornare nella disponibilità definitiva del creditore stesso, o di una persona da lui designata, ad un prezzo pattuito e decisamente sottocosto. 

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