Sfregiato con l’acido a Milano: le indagini sulla “coppia diabolica” conducono a Viboldone
Qui Andrea Magnani, complice dei fidanzati Alexander Boettcher e Martina Levato, avrebbe distrutto indumenti e altri reperti utilizzati durante l’aggressione al 23enne Pietro Barbini
01 aprile 2015
Era la serata del 28 dicembre scorso quando il 30enne di origini tedesche Alexander Boettcher e la studentessa 21enne Martina Levato aggredirono con a Milano l’acido il 23enne Pietro Barbini, fidanzato di Martina ai tempi del liceo. Nel volgere di meno di 24 ore la polizia era riuscita a rintracciare ed arrestare la coppia per lesioni volontarie gravissime, sottoponendoli poi a processo per direttissima, nel cui ambito i 2 “amanti diabolici” sono stati accusati anche di altre 2 aggressioni simili. Nel corso delle indagini, poi, è emerso come, per l’agguato a Pietro Barbini, Alexander e Martina si fossero serviti dell’aiuto di un complice, il bancario 30enne Andrea Magnani, arrestato a febbraio. Proprio quest’ultimo, che si trova ora rinchiuso presso il carcere di Opera, nella mattinata di martedì 31 marzo ha guidato la polizia e il pm Marcello Musso nei campi di Viboldone. Magnani ha infatti raccontato che, dietro indicazione di Boettcher, lui stesso si era recato proprio nella frazione sangiulianese per disfarsi degli abiti e degli strumenti indossati nel corso dell’aggressione del 28 dicembre ai danni di Pietro Barbini. Qui, presso alcuni terreni agricoli e una roggia adiacente, gli inquirenti hanno infatti rinvenuto alcuni reperti definiti “significativi”, comprendenti brandelli di tessuti bruciati e i resti di una bottiglia di plastica, che potrebbe aver contenuto l’acido usato per sfregiare Barbini. Resta tuttavia il “giallo” di un martello di cui Magnani aveva raccontato di essersi disfatto gettandolo nel letto del fiumiciattolo. L’utensile infatti non è stato rinvenuto, sebbene un contadino abbia raccontato di averlo notato nelle scorse settimane.
Redazione Web
01 aprile 2015