Venerdì 10 febbraio 2023, la talentuosa dj palestinese Samà Abdulhadi sarà ospite del Circolo Magnolia all’Idroscalo di Milano

Un’occasione unica per ascoltare la rivelazione degli ultimi anni nel campo della musica elettronica, per ritrovare la sua serenità suona tracce techno raffinate, da club, e trasmette emozioni potenti, entrando in perfetta sintonia col suo pubblico

Un set di Samà Abdulhadi con più di 11 milioni di visualizzazioni

“La gente del venerdì si sveglia”.

Amanti della musica elettronica, della techno raffinata da club, del tek house, venerdì 10 febbraio 2023 al Circolo Magnolia del’Idroscalo di Milano arriva un pezzo da 90. In meno di cinque anni si è affermata sul panorama undreground internazionale, nei suoi dj set mette tutta la sua voglia di vivere e di spensieratezza, che si contrappone alla sua condizione di giovane palestinese, a volte difficile, a volte senza un futuro. I suoi set sono contagiosi, lasciano il pubblico senza fiato. La prova provata ancora una volta che il linguaggio della musica è internazionale. Unisce, non divide, il suo è un disperato messaggio di pace, raccolto e rilanciato da quel movimento colorato e stravagante che è il mondo della notte. E come il titolo di una famosa frase celebre degli anni ’90, pronunciata dallo stilista Joe Inferno: “La gente del venerdì si sveglia”.
Samà Abdulhadi è stata definita una bambina precoce. Dotata di una insaziabile determinazione, eccelleva in quasi ogni cosa. Ma non si trattava di capacità comuni, spiega lei in una intervista al The Guardian del 6 gennaio 2023: «La prima cosa che impari quando sei Palestinese è che probabilmente morirai. Devi impegnarti un po' di più perché la tua vita può finire in dieci minuti». Abdulhadi, 32 anni, è nata in Giordania da una famiglia costretta all'esilio dalle forze israeliane dopo che sua nonna, Issam Abdulhadi, un'attivista per i diritti delle donne, aveva organizzato un sit-in e uno sciopero della fame. La famiglia è stata autorizzata al ritorno nel 1993. Da bambina, Abdulhadi ha fondato una crew di hip-hop e ha giocato nella squadra di calcio nazionale del paese fino a quando un infortunio ha interrotto la sua carriera. Ha lasciato la Palestina per studiare sound design nella capitale libanese, Beirut, e ha scoperto la techno durante un set locale, del DJ giapponese Satoshi Tomiie. «Non capivo cosa stava succedendo – ha detto al quotidiano britannico -. Poi ho iniziato a ballare. Sei ore dopo, la festa è finita ed ero confusa perché ero entrata in una dimensione differente. Ero una ragazza molto arrabbiata. Ero molto aggressiva e poi, all'improvviso, ballando le ore passavano e non pensavo più alla politica». Samà Abdulhadi trovò la sua strada, diventò la fantastica dj che è oggi. Quando si esibisce nei suoi set, esprime una techno sempre in crescendo con tonalità mediorientali che di fondono ai groove newyorkesi, ritmata, audace, sperimentale. Le sue tracce mixate con maestria raccontano una storia incredibile. Prende per mani il pubblico trasmettendo loro gioia e felicità. Per lei è un modo di sfuggire alla sua dura realtà di “donna, araba e palestinese”.
Probabilmente è l'artista palestinese più prominente di oggi. Ha una grande popolarità in tutto il mondo. «Voglio rappresentare la Palestina» spiega con orgoglio. Ma in patria non tutti sono così entusiasti della sua “arte”. Nel 2020 ottenne un permesso dalle autorità palestinesi per esibirsi a Nabi Musa, una moschea che funge anche da spazio per eventi, ostello e luogo di pellegrinaggio. Quasi cinque ore di set, una grande e partecipata festa, a cui tantissimi giovani presero parte. La voglia di ballare e non pensare alle difficili condizioni di vita, ha contagiato le ultime generazioni di palestinesi. I più anziani, integralisti, tradizionalisti e religiosi, dopo aver visto i filmati sui social media, si precipitarono in massa alla moschea per protestare. Abdulhadi fermò la festa pacificamente. Quando è tornata a casa, i video dell'incidente erano su tutti i notiziari. Il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, istituì una "commissione d'inchiesta" per scoprire cosa fosse successo. Abdulhadi è stata arrestata la mattina successiva e incarcerata per otto giorni per aver profanato un luogo sacro. Il suo processo in tribunale è stata rimandato tre volte. Se venisse giudicata colpevole, potrebbe affrontare diversi anni di carcere. «All'inizio è stato difficile – dice -. Ora vivo alla giornata. Ne ho parlato per un anno con tutti, mi ha fatto molto bene. Cerco sempre di trovare quella piccola goccia d'acqua nel bicchiere che è vuoto». Samà Abdulhadi era stata scelta per curare parte della Palestine Music Expo nel 2022, ma l'evento è stato annullato a causa dell'instabilità nella regione. Nonostante la minaccia della causa penale sospesa su di lei, Abdulhadi è tranquilla riguardo al suo futuro, mantiene quella determinazione sfacciata giovanile: «Cinque anni fa stavo costruendo un'azienda e una carriera che non avevano nulla a che fare con il DJing. Ora sono un dj. Forse tra 10 anni sarò un allenatore di calcio per una squadra in Palestina» conclude la tenace ragazza del medio oriente che sta conquistando il mondo.
Giulio Carnevale


Biografia in pillole di Sama’ Abdulhad

Grazie alla sua determinazione e all'incredibile entusiasmo con cui ha condotto le sue esibizioni, Sama’ Abdulhadi è divenuto una vera e propria celebrità: è riuscita infatti a portare la musica techno a Ramallah, rendendo la sua terra famosa per qualcosa di diverso dai conflitti geopolitici con cui è stata a lungo associata. Il suo viaggio musicale inizia nel 2006, quando inizia a lavorare come dj, per poi proseguire nel 2012 con l'ampliamento del suo ruolo a quello di Audio Engineer, Music Producer, Audio Trainer e Sound Designer per il cinema. Nel 2016 fonda Awyav, la prima agenzia che rappresenta artisti e produttori indipendenti del mondo arabo, e nel 2018 la sua Boiler Room, documentata nel film sulla scena techno palestinese, diventa virale. Recentemente è stata inserita nella Alternative Power 100 List di SheSaid.so.