Bambini alle coppie omosessuali: «Ribelliamoci, fermiamo questa china pericolosa!»

Fra Giuseppe Paparone esprime tutta la sua preoccupazione sui bambini registrati all’anagrafe come figli di coppie omosessuali: «Non adeguiamoci passivamente a questa deriva!»

Evidente la soddisfatta compiacenza di molti rappresentanti del mondo mediatico

In questi giorni i mass media hanno dato molto rilievo a due notizie che hanno destato in me grande preoccupazione.
La prima: due bambini sono stati iscritti all’anagrafe come figli di coppie omosessuali: in un caso due donne, e nell’altro due uomini.
Non è stata necessaria la sentenza di un giudice: le autorità municipali hanno provveduto direttamente d'ufficio a questa singolare "regolarizzazione".
Evidente la soddisfatta compiacenza di molti rappresentanti del mondo mediatico, che hanno applaudito ad un atto di progresso e libertà che finalmente sta adeguando l'Italia agli standard di "civiltà" più avanzati al mondo.

L'abolizione della festa della mamma e del papà

Ma non è tutto! Non mi sono ancora riavuto dallo sgomento quand’ecco la seconda notizia: una coppia omosessuale chiede all’asilo in cui vuole iscrivere il figlio di abolire la festa della mamma e del papà, ritenuta troppo discriminatoria nei confronti delle "nuove famiglie".
Meno male che, in questo caso, la cosa non è passata nell’indifferenza generale, ma c'è stata una forte reazione di protesta da parte di molti genitori.

La democrazia moderna esige che il desiderio del singolo debba essere imposto a tutti

In ogni caso, però, la tendenza che sta cercando in tutti i modi di insinuarsi ovunque è che la maggioranza deve adeguarsi all’eccezione. La democrazia moderna esige che il desiderio del singolo debba essere imposto a tutti. Non è un sogno, purtroppo (o dovrei dire un incubo…)!
È invece la realtà che ha preso una china di cui non si conosce il fondo.
Non c’è più nulla di scontato e di “naturale”: è giusto, vero e necessario ciò che io voglio, a prescindere da tutto e da tutti.
Può lo Stato fare qualcosa?
Sembra proprio di no, e il rischio è quello che si alzi una reazione fortemente autoritaria a questa deriva di una piccola minoranza che vuole sovvertire l’ordine naturale delle cose.

Non c’è argomento di buon senso che tenga

Tutti hanno il loro diritto da affermare e da pretendere, un diritto che deve essere accolto e riconosciuto come tale da tutta la collettività.
Non è solo un caso italiano: incredibile il caso di “matrimonio” tra tre uomini registrato in Colombia…
Ritorniamo al nostro caso: dobbiamo stare bene attenti a non cadere nell’inganno di confondere libertà e democrazia e a distinguere le questioni e i diversi piani che si sovrappongono tra loro.
Una cosa è parlare di omosessualità, un’altra cosa è parlare di "diritto" ad avere un figlio a tutti i costi (e questo vale per tutti); altra questione ancora è pretendere di far crescere un bambino all’interno di una coppia di persone dello stesso sesso.

Ritorniamo al buon senso comune!

I bambini, piaccia o no, per nascere hanno bisogno di un maschio e di una femmina.
Lo sanno bene anche le coppie "omo" che devono sempre e comunque ricorrere a una terza persona di sesso opposto. Attenzione: questa necessità non è solo un fatto biologico, non è accidentale, è anche di ordine psicologico e spirituale, perché lo sviluppo della personalità dell’individuo necessita della relazione e della maturità della dimensione maschile e femminile che, come ha mostrato la moderna scienza psicoanalitica, caratterizzano la psiche della singola persona. 

Privare il bambino di una figura genitoriale di sesso opposto è egoismo

Privare il bambino di una figura genitoriale di sesso opposto non solo è l’espressione di un egoismo gigante, ma rappresenta una vera e propria ingiustizia nei confronti del neonato.
Di più, non è solamente un’ingiustizia; è una vera e propria violenza alla quale abbiamo il dovere di ribellarci.
Sottolineo con decisione che qui non si tratta di omosessualità o meno, ma di difesa del diritto del bambino, che ha bisogno di un genitore maschio e di un genitore femmina!
So bene che a livello macro-istituzionale questa è una partita persa, per tanti motivi.
Ma non può e non deve essere persa a livello del vivere comune quotidiano.

Ribelliamoci

Non adeguiamoci passivamente a questa deriva! Ribelliamoci e mettiamo in essere tutte quelle azioni pacifiche e di buon senso necessarie ed utili per opporci a questo attacco portato avanti con scientifica pervicacia da una minoranza che vuole distruggere il significato del concetto di famiglia, per esaltare l’infantile volontà di potenza del singolo.
Insegnanti, presidi, sindaci, assessori, consigli scolastici, genitori soprattutto, possono opporsi concretamente sul territorio, affinché non accada che la volontà egoistica e irrazionale di pochi, come seme di una pianta malata, cresca e soffochi persino il buon senso e l’ovvio.
Qui non si stratta di religione, né di correnti politiche, né di principi filosofici.  
E non lasciamoci neppure fuorviare da un malinteso senso di accoglienza del diverso: ci sono tante forme di diversità nella società, e tutte vanno considerate con intelligenza.
Ma non tutte possono essere legittimate e giustificate, soprattutto quando hanno un impatto così invasivo nei confronti degli esseri umani, i bambini nello specifico, così esposti ad ingiustizia e violenza.
Anche il delinquere per alcuni sembra essere l’unico modo possibile per vivere, eppure nessuno è disposto a regolamentare il furto!
È il singolo che ha il dovere di ribellarsi a questo scientifico martellamento mediatico, lo voglio ripetere.
Rifiutiamoci di adottare la terminologia alternativa, e pretendiamo il diritto di continuare a chiamare i genitori con i loro termini ovvi: mamma e papà!

Fra Giuseppe Paparone