Peschiera, "Bilancio partecipativo": buona l’idea, non altrettanto la sua applicazione

L'opinione di Cesare Farina: «A un mese di distanza dai risultati del bilancio partecipativo di Peschiera Borromeo, i cittadini sono soddisfatti?»

Cos'è il Bilancio Partecipativo

Facciamo una premessa su cosa sia innanzitutto il bilancio partecipativo, perché alcuni comuni lo adottano e come può diventare utile per la comunità. Lo strumento in questione di base è molto semplice: l’amministrazione distoglie una certa quota economica dagli interventi previsti (di qualunque natura essa siano) per metterli a disposizione delle proposte dei cittadini. Raccolte le proposte, gli specialisti degli uffici comunali eseguono una verifica di fattibilità; ovvero scartano quelle proposte irrealizzabili per problemi tecnici, ambientali, operativi, etc. Quelle valide invece dovranno essere votate dalle persone. Con in mano i vincitori il palazzo comunale comincia, talvolta insieme ai proponenti, il lungo lavoro di attuazione che segue poi i canoni di ogni altro intervento “standard”; come ad esempio la realizzazione di una piazza.

Perché si fa?

 A mio avviso la risposta più pertinente è la visibilità dell’amministrazione di turno, che dà la sensazione di far partecipare attivamente i cittadini nella gestione del territorio. Questo tutto sommato potrebbe essere accettabile se non ci fosse un problema proprio legato alla partecipazione stessa. Sappiamo bene che in un comune i cittadini attivi nella vita socio-politica sono pochi e su questo genere di iniziative ancora meno perché comunque ci vuole un minimo di preparazione. Da qui scaturisce il tremendo meccanismo attraverso il quale pochissimi, rispetto al numero di contribuenti, possono vedere realizzate le proprie fantasiose idee. Che essendo idee personali spesso e volentieri non tengono conto della collettività.  Se guardiamo l’esempio del comune di Milano, dove i votanti sono stati meno di ventimila e, progetti con meno di mille voti hanno preso 500.000 €; ci accorgiamo come necessità collettiva e volontà dei singoli non camminino di pari passo.

Concludendo...

Quindi mi viene da dire che se da una parte il bilancio partecipato potrebbe essere un grande segno di modernità, dall’altra tutte le energie e le risorse spese per esso dovrebbero essere investite nel quotidiano buon governo. A Peschiera Borromeo i risultati accendono la polemica e la delusione di tanti cittadini che vedono finire i loro tributi nella realizzazione di progetti poco necessari, sui quali già alcuni movimenti popolari si preparano a dar battaglia perché quest’ulitmi non vengano realizzati. La mia conclusione quindi è: Bilancio Partecipativo sì solo quando tutto è perfettamente in ordine. Perché se tu metti un cappello nuovo ad uno straccione, lo rendi solo ridicolo.

Cesare Farina

Chi è Cesare Farina

Peschierese di nascita dal 1974; svolge la sua attività di imprenditore nel settore informatico. Contemporaneamente la passione per la politica lo porta a diventare sindaco del comune di Scopa (Vc) alle pendici del monterosa. Lunga esperienza nel volontariato e una passione tra tutte: l’amore per i cani.