Milano, “Plastic free”, Fdi: «Sala, distribuisce ai bambini borracce made in china»
Fidanza:«Sono prodotte in un sistema tutt'altro che eco-sostenibile»; De Corato: «Qualche volta si potrebbe pensare anche all’economia italiana»
16 settembre 2019
«Sala predica bene ma razzola sempre male».
I vertici di Fratelli d’Italia hanno sparatoa zero sull’inziativa del sindaco di Milano Giuseppe Sala che ha promosso nelle scuole milanesi l’uso dell'acqua del rubinetto meneghina, al posto delle bottiglie di plastica. Lo staff del primo cittadino ha rilanciato su media l'inziativa nella quale Giuseppe Sala ha donato agli studenti milanesi le borracce di alluminio griffate MM. Secondo l’assessore alla sicurezza di Regione Lombardia Riccardo De Corato, il dono agli studenti non rispetterebbe i requisiti di sicurezza e salubrità.
L'eurodeputato Carlo Fidanza contesta la provenienza cinese, a suo dire la produzione non è eco sostenibile e garante del rispetto dei lavoratori. «Il Sindaco di Milano Giuseppe Sala - ha dichiarato Carlo Fidanza, europarlamentare milanese di Fratelli d’Italia -, ha fatto l’ennesima passerella nelle scuole elementari di Milano per promuovere le nuove borracce in alluminio distribuite da MM agli studenti per promuovere l’uso dell’acqua dei rubinetti di Milano. Iniziativa a suo dire che segue il filone degli eventi plastic free Sala gioca a fare il progressista green al grido di Plastic Free! Peccato che i bambini si sono visti arrivare delle borracce made in China e quindi prodotte in un sistema tutt'altro che eco-sostenibile, ma soprattutto che sfrutta i lavoratori senza vergogna. Sala predica bene ma razzola sempre male».
L’Assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia, Riccardo De Corato, si è detto sconcertato del fatto che «il Sindaco di Milano si sia fatto pubblicità sulla pelle degli studenti delle scuole, pubblicando foto trionfali sul suo profilo facebook mentre distribuisce borracce a bambini senza nemmeno oscurarne il volto, come è buona norma fare con i minorenni. Per risparmiare ha acquistato prodotti dalla Cina, quindi privi del marchio CE che garantisce la conformità ai requisiti di sicurezza e salute, previsti dalle direttive o regolamenti comunitari. Infine, prosegue De Corato, faccio notare che qualche volta si potrebbe pensare anche all’economia della nostra Nazione e invece di importare prodotti sarebbe cosa buona e giusta fornire lavoro alle fabbriche italiane».
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16 settembre 2019