Cosa succede in un Comune quando un Sindaco è eletto...

- All’investitura popolare del Primo cittadino, si è collegato il fatto dell’assorbimento della Giunta nello spazio politico del Sindaco, poiché è quest’ultimo a decretare la nomina e la revoca degli assessori, in conseguenza di un rapporto fiduciario tra essi e il Sindaco. Quindi, gli assessori assumono un ruolo prevalentemente tecnico e il ruolo politico è assunto dal Sindaco e dal Consiglio Comunale. Il Sindaco risponde prevalentemente ai cittadini, in accordo al programma amministrativo presentato alle elezioni (programma che fissa gli obiettivi di sviluppo in quel momento e in quel contesto e, conseguentemente, non deve rappresentare un vincolo ma, sulle stesse basi, deve essere gestito dinamicamente).
- La Giunta comunale collabora con il Sindaco nell’attuazione degli indirizzi generali del Consiglio e compie gli atti di amministrazione che non siano riservati dalla legge al Consiglio o che non rientrino nelle competenze previste dalle leggi e dallo Statuto, del Sindaco, del segretario e dei dirigenti e funzionari comunali.
- Il Consiglio comunale ricopre quel ruolo d’indirizzo e di controllo politico amministrativo; attraverso interrogazioni, interpellanze e mozioni, i consiglieri comunali esprimono segnalazioni anche critiche sulla gestione amministrativa dell’ente.
La manipolazione, nella sua attuazione della legge per l’elezione diretta del Sindaco, ha portato nei fatti a una gestione oligarchica del Comune da parte del Sindaco e della Giunta. Il Consiglio comunale perde di conseguenza il suo ruolo di controllo e indirizzo politico e si assiste a un atteggiamento surreale e folkloristico, dove i consiglieri, durante il Consiglio comunale, vengono chiamati a sostenere Sindaco e Giunta, come i famosi utili idioti, alzando la mano per approvare le proposte di delibera, senza che ci sia stato un ambito di confronto tra chi propone e tra chi dovrebbe approvare. Comunemente, le delibere sono presentate per la valutazione da parte della commissione consigliare di riferimento all’ultimo momento e non c’è possibilità di confrontarsi in modo esaustivo tra consiglieri (sia di opposizione sia di maggioranza) con l’Assessore preposto. La necessità di confronto sui temi amministrativi all’interno della maggioranza e tra maggioranza e opposizione dovrebbe essere alla base del vademecum politico amministrativo di ogni forza che ambisca a governare il comune. Là dove questo non avvenga, immancabilmente, si potrebbe pensare male e a pensare male qualche volta ci si sbaglia, ma molte volte ci si azzecca (massima di andreottiana memoria). Inoltre, da quanto sopra, si evince che quello che complessivamente la legge non disciplina, ed è quindi lasciato alla gestione delle singole componenti, è il rapporto tra il Sindaco e i partiti che lo hanno sostenuto in campagna elettorale. Questo rapporto non può più essere un rapporto condizionante, come era prima della 142/90, ma deve essere un rapporto di stimolo e di critica. Questo vale solo se sono previste chiare e regolari occasioni di confronto; perché se ciò non avviene, si arriva all’assurdo che partiti/liste civiche esauriscono la loro funzione, ai fini amministrativi, solo durante la campagna elettorale, e il Sindaco (con la Giunta) diventa un organo autoreferenziale perdendo, di fatto, contatto con una parte importante della cittadinanza.

“Il sole tramonta sempre, sia sul giorno migliore sia sul giorno peggiore”.