Il PCI e la difesa dell’Unità nazionale

Nel 1948, a seguito dell’attentato a Togliatti, si verificarono incidenti in diverse località; nel corso di violente manifestazioni di protesta si registrarono morti a Napoli, Genova, Livorno e Taranto. L'intero Paese sembrò sull'orlo della guerra civile. Dopo l'operazione, fu Togliatti a imporre alla direzione del PCI di sedare gli animi e fermare la rivolta. Nel dopoguerra, il PCI si adoperò per tracciare una propria via italiana al Socialismo, che consisteva nell'accentuare l’obiettivo del raggiungimento di una democrazia compiuta applicando la Costituzione italiana. Una nuova svolta avvenne nel 1973, dopo il colpo di Stato in Cile. Berlinguer, temendo che anche in Italia ci potessero essere pericoli per la democrazia, rilanciò la linea del compromesso storico come alleanza in difesa delle Istituzioni democratiche. Celebre fu il discorso di Enrico Berlinguer nel 1980 al Palalido di Milano, in cui dichiarò che la spinta propulsiva della rivoluzione di ottobre era terminata. Il PCI inoltre svolse un ruolo fondamentale negli anni Settanta, durante la grave crisi economica e politica. La storia ci dice che il PCI fu un grande partito di unità nazionale, con una visione di società propria a tutela della persona, con le sue contraddizioni legate anche al contesto storico; contraddizioni che sono presenti in tutti i partiti anche oggi. Ogni partito, come ogni individuo, si assume le responsabilità delle cose che dice e che fa, ma la storia dovrebbe rimanere a perenne memoria. In Italia questo non avviene e si assiste a un evento paradossale: non è vero quello che è successo ma è vero quello che si strepita dalle tribune mediatiche, anche se falso, e più se ne parla più diventa vero (ricordatevi di quanto successo al direttore dell’Avvenire).

“La storia nostra è storia della nostra anima; e storia dell'anima umana è la storia del mondo” - Benedetto Croce