Milano, "Benvenuto al Generale Dalla Chiesa!", così 45 anni fa le Brigate Rosse assassinarono tre poliziotti in via Schievano: assassini già liberi

Alla cerimonia, svoltasi questa mattina, hanno preso parte figure istituzionali di rilievo, tra cui l'assessore regionale alla Sicurezza Romano La Russa, il Questore di Milano Bruno Megale e l'assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Marco Granelli

La cerimonia di commemorazione

La cerimonia di commemorazione

La lapide posta nel luogo della strage

La lapide posta nel luogo della strage

Milano, 8 gennaio 2025 – A quarantacinque anni dalla tragica strage di via Schievano, Milano si è raccolta in un momento di commemorazione per ricordare il sacrificio di Antonio Cestari, Rocco Santoro e Michele Tatulli, poliziotti della Digos brutalmente uccisi dalle Brigate Rosse. Alla cerimonia, svoltasi questa mattina, hanno preso parte figure istituzionali di rilievo, tra cui l'assessore regionale alla Sicurezza Romano La Russa, il Questore di Milano Bruno Megale e l'assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Marco Granelli.

Il ricordo di un massacro barbaro
L'8 gennaio 1980, i tre poliziotti vennero assassinati in un agguato orchestrato dalla Colonna Walter Alasia, una delle più violente organizzazioni terroristiche degli anni di Piombo. La Russa ha ricordato il tragico contesto storico di quel giorno, sottolineando come la strage fosse una "vigliacca risposta" alla nomina del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa a capo della Divisione Pastrengo di Milano, incarico assunto pochi mesi dopo il ritrovamento del corpo di Aldo Moro. «L’8 gennaio del 1980 – ha dichiarato La Russa – i brigatisti rossi uccisero barbaramente tre agenti di polizia, uomini della Digos, che stavano semplicemente svolgendo il proprio lavoro di Servitori della Patria».

Il giorno dell’attentato, Milano fu tappezzata di volantini recanti il messaggio provocatorio: "Benvenuto al Generale Dalla Chiesa!". Un segno tangibile della strategia del terrore adottata dai brigatisti per minare le istituzioni democratiche.

Un dolore che non trova pace
L’assessore La Russa ha espresso vicinanza alle famiglie delle vittime, sottolineando come il dolore per la loro perdita rimanga una ferita aperta. «È un dolore che si rinnova – ha affermato – e non trova pace nel constatare che gli assassini che hanno compiuto questo terribile attentato sono liberi. Liberi di vivere come meglio credono, mentre i loro familiari sono condannati giorno per giorno a rivivere quel maledetto 8 gennaio».

La lotta per la memoria e la legalità
La Russa ha poi lanciato un monito contro chi tenta di alimentare tensioni politiche e sociali che richiamano il clima degli anni di Piombo. «I bui anni di piombo sono lontani – ha aggiunto – ma c’è purtroppo chi vorrebbe, ancora oggi, riportare nel nostro Paese quel clima della tensione con l’obiettivo di alimentare un’ideologia di sinistra, nemica delle regole democratiche e della legalità».

Nel suo intervento, l’assessore ha ribadito il sostegno incondizionato di Regione Lombardia alle forze dell’ordine, sottolineando il loro ruolo cruciale nella difesa della democrazia e della sicurezza. «Come Regione Lombardia – ha dichiarato – siamo sempre al fianco delle forze dell’ordine, impegnate troppe volte a difendere sé stessi, prima ancora di poter difendere i cittadini, dagli insulti, dalle aggressioni, dalle calunnie e da chi vorrebbe che l’ordine pubblico venisse gestito in maniera “amichevole” e non rigorosa».

La lapide commemorativa

La lapide commemorativa ritratta nella foto è stata posta dai lavoratori della Co.Ge.Co, e dai dai ragazzi della scuola media di via Gramsci, in ricordo della tragica strage dell'8 gennaio 1980, in cui persero la vita i poliziotti Michele Tatulli, Rocco Santoro e Antonio Cestari, vittime di un attentato delle Brigate Rosse. La lapide, collocata sotto un albero, riporta i nomi dei caduti, le loro immagini e un messaggio che sottolinea il valore del loro sacrificio. Il testo incide un sentimento di speranza e memoria, affinché la tragedia di quel giorno non venga dimenticata e il loro esempio resti vivo come monito e insegnamento per le future generazioni. Sul basamento, fiori freschi testimoniano l'omaggio ancora sentito a distanza di 45 anni.

Un ricordo che si rinnova ogni anno
La cerimonia si è conclusa con un momento di raccoglimento e la deposizione di corone di fiori nel luogo della strage, un gesto simbolico per ricordare non solo il sacrificio di Cestari, Santoro e Tatulli, ma anche il prezzo altissimo pagato da tanti servitori dello Stato nella lotta contro il terrorismo. Milano, ancora una volta, ha dimostrato di non voler dimenticare, onorando la memoria di chi ha dato la vita per la sicurezza e la democrazia del Paese.

«Frequentavo la prima media della scuola Gramsci e, per andare a scuola, attraversavo viale Cassala, percorrevo via Schievano e poi via Tosi. Martedì 8 gennaio 1980, ero in ritardo: le lezioni iniziavano alle 8:10 e avevo appena superato il ponte della ferrovia quando sentii degli spari. In un primo momento li avevo scambiati per petardi, dato che Capodanno era appena passato. Qualche ora dopo, a scuola, si diffuse la notizia della tragedia. Lo sconforto ci colse tutti. All'uscita, molti genitori vennero a prendere i propri figli. All'epoca, solitamente, tornavamo a casa da soli, ma quel giorno qualcosa era cambiato per sempre. Quelle notizie che fino a quel momento avevamo ascoltato solo in televisione erano diventate reali. Le avevamo vissute in prima persona: avevamo toccato con mano cosa significavano davvero "gli anni di piombo"».

Giulio Carnevale
Uno dei "ragazzi" della scuola media Gramsci di via Tosi