Non solo dipendenza. Un insight giornalistico sui documenti pubblici dell’Antimafia mette in luce il giro di denaro intorno alle slot machines

Macchine intossicanti: risulta che riescano a indurre dipendenza da gioco, a bruciare stipendi. Accese nei bar e accessibili a tutti, le slot non sono affatto lì per caso. Né per avidità. La legge finanziaria le legalizzò nel 2003, e il Monopolio di Stato le colloca negli esercizi commerciali, imponendo il prelievo fiscale. Vere e proprie casseforti, le slot sono le teste dell’Idra di cui si compone la Las Vegas italiana, miniaturizzata e sparpagliata per il Paese: solo nel primo trimestre del 2009 sono state in grado di produrre 6 miliardi di euro, volume nettamente superiore al prodotto del Superenalotto, 638 milioni, e delle Sale Bingo, 389 milioni. Il gettito a favore dell’Erario, detto «raccolta giochi», per l’anno 2009 è stato di 53.773 milioni di euro. Nel 2008 il business del gioco d’azzardo fu pari a tre finanziarie di Stato.
12 MELE Inchiesta_gioco_d'azzardo_bScrosci di denaro, e alla luce del sole. Ma non soltanto. La «filiera del gioco» non comprende solamente Stato, concessionari, gestori ed esercenti. Il turbine d’affari ha consistenza sufficiente perché se ne interessi il crimine organizzato, e metta le mani sul gioco legale. Lo scrive la Commissione Parlamentare Antimafia, nella Relazione 2010 – dalla quale abbiamo tratto i dati citati sopra – approvata nel novembre scorso, studiando «i fenomeni che determinano la creazione di bacini di liquidità finanziaria frutto di attività illecita». I capitali mafiosi. La filiera mafiosa del gioco, volto oscuro della medaglia, si manifesta in estorsione dei ricavati delle slot, truffa ai danni dello Stato, usura e riciclaggio (cfr pag. 5). A Melegnano, le istituzioni, non registrando problematiche di Antistato, sono intervenute contro i mali del gioco con la battaglia consiliare di Alessandro Massasogni, del PD, e con l’amministrazione di sostegno, estesa ai gravemente indebitati nel gioco dall’assessore ai Servizi sociali Carmine Fabio Raimondo, del PDL. Conclude la Relazione: «Si teme che l’attuale fase di difficoltà economica del Paese possa indirizzare la ricerca di risorse verso ulteriori forme di incentivazione dei meccanismi di gioco legale. La Commissione intende manifestare profondo allarme». Legalità, oggi non sempre sinonimo di sicurezza.

Marco Maccari