Coronavirus, cominciano a morire anche i dipendenti delle case di riposo: «Lasciate sole per 40 giorni»

Lo ha reso noto il vicedirettore regionale di Uneba (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di assistenza Sociale) Marco Petrillo, che parla di «grandi limiti del sistema sanitario territoriale

Foto repertorio

Due dipendenti di case di riposo, l'una in provincia di Milano e l'altra a Pavia, sono morti il 2 aprile a causa del Coronavirus. Lo ha reso noto il vicedirettore regionale di Uneba (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di assistenza Sociale) Marco Petrillo, che parla di «grandi limiti del sistema sanitario territoriale». Ha, infatti, preso in carico le Rsa «dopo quaranta giorni a partire dall'emergenza» ha detto all'ANSA. Petrillo, anche presidente Uneba della provincia di Varese dove su «46 strutture per anziani il 15% è in difficoltà per il contagio accertato di ospiti e dipendenti», ha spiegato come le strutture si siano «autonomamente attrezzate per scongiurare i contagi, a partire dal 24 febbraio scorso», ma che quando il virus «è entrato purtroppo nelle case di riposo, sono rimaste sole per quaranta giorni».
«Da questa settimana», ha proseguito Petrillo, «finalmente Ats ci ha preso in carico, sono stati promessi tamponi e una conference call ogni martedì, ma di fatto la rete territoriale ha dimostrato di non esserci». Secondo il dirigente «la prospettiva non è rosea, spiace vedere l'imbarazzo di Regione Lombardia, ma sia le case di riposo che le Rsd, dove i disabili adulti forse sono messi anche peggio, devono ricevere il supporto necessario». «Si sta azzerando un'intera fascia di età della popolazione e noi - ha aggiunto - non possiamo accettarlo». (ANSA)