Intervista a Franco Mirabelli, dirigente nazionale del Pd: «Confermo la mia fiducia in Bersani. Bisogna rinnovare, non rottamare»

Domenica 25 novembre molti cittadini, iscritti o no al Partito Democratico, saranno chiamati a partecipare, con il loro voto, alla scelta del candidato dei progressisti e dei democratici alla guida del nostro Paese. Sono cinque, alla fine, in corsa per le primarie della coalizione del centrosinistra “Italia Bene Comune”.

Le forti polemiche sulle regole di queste primarie, volute dal Segretario nazionale nonostante l'avversione di gran parte della classe dirigente del partito - ricordiamo che lo statuto prevedeva che il candidato premier fosse il segretario - hanno riempito negli ultimi mesi le pagine dei giornali e animato dibattiti televisivi, dimostrando che la politica interessa ancora molto agli italiani. Postille, cavilli, numeri e regolamenti cambiati in corso d’opera hanno portato a uno scontro frontale tra il candidato Renzi e il segretario Bersani.
«Caro Segretario le nuove regole fanno male a te», queste le parole di Renzi a Torino. Come dire che cambiare le regole, le stesse da sempre, fosse un chiaro sintomo di paura di perdere. Oggi manca poco al giorno decisivo, inutile negare che sempre di più l’attenzione si focalizza su due figure: Bersani o Renzi? Così, anche all’interno del partito democratico, è scontro aperto.
Ne parliamo con un dirigente nazionale del Pd, Franco Mirabelli, già consigliere regionale della Lombardia nel 2005 e poi rieletto nel 2010. Per lui non ci sono altre alternative, sosterrà Bersani. In un suo recente articolo “Cavalcare l’antipolitica o assumersi la responsabilità delle riforme” leggiamo «Il nostro compito non può essere quello di cavalcare l’antipolitica ergendoci a fustigatori dei costumi e assecondando l’idea di una politica tutta uguale, chiusa in se stessa, volta a perpetuare rendite di posizione cui non esistono alternative se non la rottamazione».
E sulla parola “rottamazione” ha qualcosa da puntualizzare: «Una parola che non mi piace, ha un forte connotato distruttivo. Preferisco il termine “rinnovamento” che rimanda a qualcosa di costruttivo e la politica ha il compito di costruire. Infatti, se sul tema del rinnovamento anche Bersani ha dimostrato concretamente grande apertura, non sempre la 
“rottamazione”, che insiste più sulla necessità di escludere alcuni anziché su quella di valorizzare nuove risorse e nuove esperienze, produce rinnovamento. A Renzi riconosco la capacità di alimentare, quando parla di “rottamare” la classe dirigente politica, quel sentimento di antipolitica in atto adesso. Il Centrosinistra deve invece assumersi la responsabilità di rinnovare la politica accettando la sfida del cambiamento, delle riforme da fare con i cittadini, affrontando i problemi, mettendo in campo le soluzioni, avendo in testa il futuro dell’Italia e i valori su cui ricostruire il Paese. Credo sia questa la forza della candidatura di Bersani. Attenzione però, ci tengo a precisare, la mia non sarà una scelta contro Renzi, ma una conferma da parte mia della fiducia in Bersani».
Cristiana Pisani