Milano e la movida: le nuove "zone rosse" per i locali notturni con il bene placido delle associazioni di categoria

Il Comune introduce criteri rigorosi per le nuove aperture, per riequilibrare la presenza di locali e accompagnare i cambiamenti urbanistici della città. Ma i consumatori rischiano di pagare il prezzo più alto.

A partire dal 19 agosto, Milano vede l’implementazione di nuove restrizioni per l’apertura di locali notturni in nove aree chiave della città. Il provvedimento, frutto di un dialogo tra il Comune e le associazioni di categoria, segna un ritorno a una regolamentazione più rigida delle attività commerciali notturne, in contrasto con la tendenza degli ultimi decenni verso una maggiore liberalizzazione.

Le nuove norme, discusse e integrate con le osservazioni di Epam (Associazione pubblici esercizi) e Confcommercio Milano, sono state accolte favorevolmente dalle stesse associazioni. L'obiettivo dichiarato è quello di raggiungere un migliore equilibrio nel numero di attività presenti nelle aree più sensibili della città. Lino Stoppani, presidente di Epam, ha commentato: «Il nuovo regolamento dei pubblici esercizi può diventare lo strumento in grado di accompagnare in modo nuovo i cambiamenti sociali e urbanistici della città, limitando o prevenendo i danni causati dalla concentrazione di attività in alcune aree».

Le nove zone coinvolte dal provvedimento sono state suddivise in due categorie principali: le «zone da sottoporre a tutela» (gialle) e le «zone da sottoporre a elevata tutela» (rosse). Nelle aree classificate come "rosse", che comprendono 38 strade distribuite in quartieri noti per la movida, non sarà più possibile aprire nuovi locali notturni senza un'autorizzazione specifica, superando quindi la semplice procedura della Scia (segnalazione certificata di inizio attività).

Quali sono le aree "tutelate" o sarebbe meglio dire "commissariate"

Le aree tutelate sono: Nolo via Padova; l'area fra via Lazzaretto e via Melzo a Porta Venezia; Isola; Sarpi; Arco della Pace; l'area di Como e Garibaldi (inclusa Brera); corso Ventidue Marzo; Porta Ticinese; Navigli; Darsena; viale Bligny; Porta Romana. All'interno di questa sono classificate ad elevata tutela piazza Morbegno; via Venini; via Varanini; via Lecco; largo Bellintani; via Lazzaro Palazzi; via Tadino; via Panfilo Castaldi; via Melzo; via Lambro; via Marcello Malpighi; via Borsieri; via della Pergola; via Porro Lambertenghi; via Paolo Sarpi; via Canonica; via Luigi Sabatelli, piazza Antonio Gramsci; Arco della Pace, corso Sempione: via Cesariano Cesare, piazza Santissima Trinità, via Maggi; corso Como; viale Pasubio; piazza 25 Aprile; via Volta; corso Garibaldi; via Brera; via Fiori Chiari; via Madonnina; piazza del Carmine; Colonne di San Lorenzo; via Vigevano; Naviglio Grande; Naviglio Pavese; via Ascanio Sforza; Darsena.

Il regolamento introduce criteri selettivi rigorosi per l’apertura di nuove attività e per il trasferimento di locali esistenti. Questi criteri tengono conto della concentrazione di esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e di artigiani alimentari già presenti, del numero di reclami ed esposti presentati nell’ultimo anno, e della presenza di luoghi sensibili o beni di interesse storico-culturale.

Le associazioni di categoria, pur consapevoli delle nuove restrizioni, vedono in queste misure un'opportunità per gestire in modo più sostenibile il tessuto commerciale della città. Le regole, infatti, non mirano solo a limitare l’apertura di nuovi locali notturni, ma anche a favorire un’armonizzazione tra le esigenze del commercio e quelle della qualità della vita dei residenti. È inevitabile che con il blocco delle nuove licenze quelle esistente crescerannodi valore, e di fatto ci sarà uno sbarramento economico per i potenziali nuovi imprenditori.

Tuttavia, non si può ignorare che questo provvedimento rappresenta di fatto un freno alla concorrenza. Limitando l’apertura di nuovi locali, si protegge implicitamente chi già opera nel settore, impedendo l’ingresso a nuovi concorrenti che potrebbero portare innovazione e offerte più competitive. In questo scenario, a pagarne le conseguenze saranno soprattutto i consumatori, che vedranno ridursi la possibilità di scegliere tra diverse opzioni. In un mercato meno concorrenziale, i prezzi potrebbero salire e la qualità stagnare, lasciando i cittadini con l’amara scelta di "mangiare questa minestra o saltare dalla finestra". In altre parole, i vantaggi economici andranno a beneficio dei commercianti già affermati, mentre i consumatori potrebbero ritrovarsi con meno alternative e un potere d'acquisto ridotto.

I nuovi criteri imposti dal Consiglio Comunale tengono conto di vari fattori: per ottenere il permesso di aprire un locale in una delle "zone rosse", sarà necessario dimostrare che l’attività non contribuisce ad aggravare problemi già esistenti, come l'eccessiva densità di locali o l'impatto negativo sulla vivibilità delle aree residenziali. Le nuove attività diurne, invece, saranno favorite, con un'apertura consentita tra le 6 del mattino e le 20.

Questo cambiamento regolamentare, sebbene segni un ritorno a un controllo più stretto del mercato delle licenze, è visto come un passo necessario per gestire le trasformazioni urbanistiche di Milano e mantenere l’equilibrio tra le aree commerciali e residenziali. L'approccio è stato concepito non solo per ridurre i disagi legati alla movida, ma anche per preservare il valore culturale e storico di alcune delle zone più iconiche della città.

In sintesi, Milano sta tracciando una nuova rotta nella gestione delle sue notti, con l'introduzione di misure che, pur restrittive, sono appoggiate dalle principali associazioni di categoria. Il risultato potrebbe essere una città più equilibrata, dove il commercio si sviluppa in armonia con le esigenze dei residenti e la tutela del patrimonio storico-culturale, ma a discapito di una concorrenza più vivace e della libertà di scelta per i consumatori.