Milano, le ultime ore di Anis Amri e le misure antiterrorismo

È stato il primo terrorista ucciso in Italia e ora si teme per la rete jihadista a cui apparteneva: sicurezza aumentata e le pattuglie antiterrorismo saranno addestrate dai Nocs

I NOCS

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«Temo ritorsioni dell’Isis in un luogo affollato»

Milano - Sarà il Corpo speciale dei Nocs ad addestrare le pattuglie antiterrorismo italiane, utilizzeranno auto blindate e fucili ad alta precisione. Come ha spiegato in una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, Maurizio Vallone (capo del servizio controllo del territorio del Dipartimento della Pubblica sicurezza,)queste sono solo alcune delle misure di sicurezza che saranno adottate in previsione antiterrorismo: «Oltre agli agenti in servizio in ogni città, abbiamo 1.800 uomini a disposizione per potenziare i servizi quando questori o prefetti lo richiedono». Il tutto verrà a costare intorno ai 100milioni di euro al mese. Un aumento significativo rispetto al periodo antecedente l’arresto di Anis Amri.

Il tunisino bloccato a Sesto San Giovanni, artefice dell’attentato a Berlino, è stato il primo terrorista ucciso su suolo italiano. Simbolo dei tempi che stanno cambiando, una presenza che preoccupa, una libertà nel potere girare l’Europa che rappresenta la fragilità della macchina di sicurezza del vecchio continente. Anis Amri è stato ripreso dalle telecamere di sicurezza della stazione Lyon-Part Dieu il 22 dicembre. Dalla Francia all’Italia è un passo, e dopo una tappa a Bardonecchia ha raggiunto la stazione Porta Nuova di Torino, direzione stazione Centrale di Milano. Giunto nel capoluogo lombardo in piena notte, si servirà dell’autobus sostitutivo della linea 1 della metropolitana e da qui arriverà a Sesto San Giovanni alle ore 3.08, per poi essere bloccato da due agenti della Polizia. «Sono stati perfetti – continua Vallone - la loro è stata un’operazione da manuale. Tecnicamente si chiama triangolazione del tiro: vuol dire che non si sono esposti insieme di fronte alla persona da controllare. Così, quando il tunisino ha sparato contro uno di loro, l’altro ha potuto reagire e neutralizzarlo».

Ora a preoccupare è la rete Jihadista a cui apparteneva l’islamista Amri, radicalizzato proprio nelle carceri italiane. Lo stesso Vallone in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha affermato di temere la vendetta dell’Isis: «Temiamo l’emulazione di quanto accaduto in Germania. La vendetta dei fondamentalisti in un posto affollato». Per evitare ritorsioni da parte del Califfato, la soluzione è potenziare la scurezza, sia attraverso uomini super-addestrati, sia attraverso i mezzi, che vanno dalle armi e autoblindati fino alla tecnologia. «I concerti di Capodanno saranno caratterizzati da molti controlli e filtraggi all’ingresso. Inoltre la presenza di uomini in divisa rassicurerà i cittadini. Noi contiamo – conclude il Capo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza - sulla professionalità di chi effettua i servizi in strada, i nostri uomini hanno il massimo livello di addestramento».