Giallo a San Giuliano: uomo trovato morto in un furgone con una ferita alla gola
Il macabro ritrovamento a Viboldone. L’uomo, un imprenditore di 73 anni che in passato aveva gestito una attività a Civesio, era riverso senza vita sul sedile del guidatore. Nulle le ricerche dell’arma che ha causato il taglio mortale
02 gennaio 2018
Si attendono gli esiti dell’autopsia
Permangono ancora mistero e sgomento a San Giuliano circa la tragica sorte di V.C.C., imprenditore di 73 anni rinvenuto senza vita nella mattinata di domenica 31 dicembre nella frazione di Viboldone.
Particolarmente macabre le circostanze del suo ritrovamento: l’uomo, infatti, giaceva senza vita riverso sul volante di un furgone Mercedes Vito parcheggiato in via Folli, con un profondo taglio alla gola e una lunga scia di sangue che, dal sedile, proseguiva fino all’esterno del mezzo, sino ad un fossato a bordo strada. Del caso si stanno occupando i carabinieri della Compagnia di San Donato, coordinati dal pm di Lodi Sara Mantovani.
Al momento non dovrebbero esserci dubbi circa il fatto che, a causare il decesso del 73enne, sia stata proprio la ferita alla gola, con la conseguente emorragia. Per il resto, gli investigatori si trovano a dover gestire una imponente quantità di interrogativi. A cominciare dall’oggetto che ha causato il colpo mortale, sia esso un coltello o un altro arnese tagliente, la cui ricerca ha dato esito negativo, passando per la striscia di sangue, a suggerire che la ferita potrebbe essere stata inferta all’esterno del furgone, nei pressi della roggia. Ma, più oscura di tutti, rimane la questione del movente: in tal senso le indagini proseguono a 360° e non si esclude neppure che il colpo fatale possa essere stato autoinflitto. Qualche chiarimento in più a riguardo potrebbe giungere dai risultati dell’autopsia disposta sul corpo di V.C.C., che si è svolta martedì 2 gennaio.
In attesa di conoscere gli esiti dell’esame autoptico, gli inquirenti stanno passando al setaccio la vita privata e lavorativa della vittima. In base a quanto emerso, l’uomo aveva tre figli e due matrimoni falliti alle spalle. Inoltre, fino a pochi anni fa, il 73enne figurava tra i titolari di un laboratorio di ristorazione che riforniva panetterie e gastronomie con sede a Civesio, proprio a pochi chilometri dal rinvenimento del suo cadavere. Risulta però che V.C.C. non avesse più affari né tantomeno contatti a San Giuliano, dove sembra non si vedesse in giro ormai da tempo. Sino ad un anno e mezzo fa, infatti, l’imprenditore era residente in maniera stabile a Milano ma, a quanto sembra, negli ultimi tempi si era trasferito nel Varesotto.
Allo stato attuale, emerge che a V.C.C. fossero riconducibili alcune imprese, due chiuse ed altrettante invece ancora in attività. Pare tuttavia che la sua situazione economica non fosse delle più rosee e proprio su questo elemento gli investigatori stanno concentrando la loro attenzione.
Alessandro Garlaschi
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02 gennaio 2018