Rave Party, linea dura del Prefetto

tanto che il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi ha inviato una missiva ai Sindaci con la richiesta di mettete i sigilli alle aree potenzialmente a rischio. Tra i 23 sindaci figurano quello di San Giuliano Milanese Marco Toni, in quanto particolarmente esposti, assieme ad altri comuni milanesi, alle incursioni abusive del “popolo dello sballo”. L’obiettivo? Invitare i primi cittadini a sollecitare i proprietari dei luoghi a rischio a rendere quest’ultimi inaccessibili. Parliamo di qualcosa come 36 tra capannoni e cascine, magazzini e fabbriche, depositi e parchi, tutti dismessi o abbandonati e dunque facilmente occupabili dai “raver” per le loro libagioni a base di musica, balli, droghe e alcolici. L’ultimo rave andato in scena è quello di via Valdossola, nella frazione sangiulianese di Sesto Ulteriano, dove a metà dello scorso dicembre si sono ritrovate circa 150 persone. “In via Valdossola siamo intervenuti contattando il proprietario per capire che cosa gli serva per chiudere l’area, mentre sull’area dismessa della Sisma so che c’è un progetto di ricollocazione, sul quale però non ho novità - spiega il sindaco di San Giuliano Marco Toni -. In passato abbiamo auto un grande raduno in via Lombardia, mentre gli ultimi sono stati abbastanza contenuti e non hanno creato problemi. Per Sesto Ulteriano comunque stiamo pensando a una delimitazione con tanto di telecamere, e ci stiamo incontrando con alcuni imprenditori per vagliare la possibilità di una riqualificazione che comprenda un incremento dei volumi attuali di attività: non è facile, li stiamo contattando uno per uno, ma dove c’è degrado i rischi che si accentui sono maggiori, e gli imprenditori sono preoccupati» Il pericolo è sempre in agguato non si è infatti ancora spento l’eco drammatico della morte del ragazzo di Castellanza di 19 anni, Nunzio Lo Castro, durante il rave party di Pasqua a Segrate (Mi). Non è in sé un reato "sballare". Al limite un reato è occupare abusivamente zone abbandonate e lasciare dietro di sé cumuli di immondizia.
I politici in merito propongono diverse soluzioni, ma per l'ennesima volta non si schiodano da soluzioni "assistenzialiste":
Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano e deputato di An, aveva presentato al Senato e alla Camera un disegno di legge per disciplinare questi eventi, lasciando l'onere dell'autorizzazione al Questore del luogo, e vietare i rave parties nel caso non ci siano le condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza minime. Ovviamente spetta agli organizzatori la vigilanza per quanto riguarda l'uso e lo spaccio di sostanze stupefacenti, ma sembra piuttosto inutile visto che il motivo per cui ragazzi da ogni parte d'Italia e d'Europa ci vanno è proprio la possibilità di consumo senza controllo di sostanze che permettano sballo ed energia infinita per reggere le 48/72 ore filate di musica e di ballo.
Qualcuno propone il divieto assoluto dei rave parties come in Francia, visto come "atto di civiltà e di tutela della salute" in nome del "basta permissivismo", mentre c’è chi punta il dito contro la legge Fini-Giovanardi che avrebbe equiparato le droghe leggere alle pesanti intrecciando i mercati.
Giulio Manfredi dei Radicali invece chiede a gran voce il "pill test", ovvero il “Vuoi drogarti? Drogati, ma almeno controlla che la droga che prendi non sia letale”. Il pill test infatti, praticato da decenni in Olanda, è un'analisi chimica delle pasticche per permettere ai consumatori di sapere cosa stanno assumendo. Consiste in una postazione fissa di medici all'ingresso dei rave che analizzano su richiesta le pasticche e intervengono in caso di emergenze.