Morire per la colpa di aver amato fuori dalle convenzioni. Questo è il tema del libro “Il lamento del Tigri” di Emilienne Malfatto

In occasione del 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una recensione "ragionata" del libro che ha vinto il premio Goncourt per l’opera prima nel 2021 a cura di Cristina Coppa.

Emilienne Malfatto e la coperina di

Emilienne Malfatto e la coperina di "Il lamento del Tigri"

...una cruda testimonianza della condizione delle donne nel mondo mediorientale musulmano

«Il nostro corpo e il nostro onore non ci appartengono. Sono proprietà della famiglia. Proprietà dei nostri padri e dei nostri fratelli».

Morire per la colpa di aver amato fuori dalle convenzioni. Questo è il tema del libro con cui l’autrice ha vinto il premio Goncourt per l’opera prima nel 2021.

Siamo nell’Iraq già piegato dalla seconda guerra del Golfo e oggi sull'orlo di una guerra civile, una nazione che non ha ancora riconosciuto alle sue donne dignità ed emancipazione. Sullo sfondo di questa situazione sociale della quale tutto il mondo è a conoscenza, leggiamo la storia di una ragazza che ha avuto un rapporto con il fidanzato Mohammed, colui il quale, una volta tornato dalla guerra, sarebbe dovuto diventare suo marito. Lui però muore a causa di una esplosione mentre lei scoprendo di essere rimasta incinta, ha firmato la sua condanna a morte. «L’onore è più importante della vita. Da noi, è meglio una ragazza morta che una ragazza-madre», questa la legge non scritta alla quale non ci si può sottrarre. Così mentre la ragazza si ritrova isolata ed inerme di fronte ad un destino già segnato, il fratello maggiore, in assenza della figura paterna, è consapevole di doversi far carico di questo atto che cancellerà la vergogna che incombe sull’immagine della famiglia. Benché nella cieca obbedienza dei parenti alle regole sociali nelle quali sono cresciuti si percepisca un sentimento di ingiustizia, tuttavia nessuno è intenzionato a scardinare le tradizioni. Significativa è anche la rassegnazione della madre che non viene nemmeno sfiorata dall’idea di ribellarsi per tentare di salvare la vita alla figlia. Nei capitoli che si susseguono la ragazza e i suoi familiari narrano la loro storia e la loro posizione di fronte al femminicidio e ognuna di queste è preceduta da piccoli brani dell'epopea di Gilgamesh e dai racconti del fiume Tigri, che come un personaggio in carne ed ossa assiste a ciò che avviene lungo le sue rive. La narrazione è scorrevole e ci emoziona l’idea che serpeggia costantemente  dell’esecuzione della ragazza che a breve avrà luogo. Questa attesa della morte coinvolge il lettore con sentimenti di rabbia verso una crudeltà insensata e di tristezza di fronte ad una tragedia inesorabile. Il libro letto a maggior ragione in cui in questi giorni in cui ci arrivano continuamente notizie delle ribellioni delle donne in Iran è  una cruda testimonianza della condizione delle donne nel mondo mediorientale musulmano. In particolare in Iraq, guerre e conflitti interni tra curdi, sunniti e sciiti, non creano un terreno fertile dove far crescere i diritti umani. Abbiamo informazioni dai media che intimidazioni e omicidi sono stati perpetrati nei confronti di attiviste ma anche di donne particolarmente in vista della società irachena che nella capitale Baghdad hanno iniziato a mobilitarsi contro le leggi tribali che ancora prevalgono su quelle dello Stato. Nel resto del paese invece si deve ancora combattere contro una mentalità retrograda purtroppo ancora accettata dalle donne stesse.
Cristina Coppa

Emilienne Malfatto
Il lamento del Tigri
La memoria n. 1245
Ed. Sellerio editore Palermo 2022
€ 12,00
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