“Viva San Marco”, il 25 Aprile si celebra San Marco evangelista patrono di Venezia e del Veneto, ma anche l'identità e l'orgoglio culturale delle popolazioni venete

La lotta all’oppressione francese, le guerre di indipendenza contro gli austriaci, il ruolo fondamentale dei veneti nell’unità d’Italia, il sacrificio nelle due guerre mondiali, la persecuzione del regime comunista del maresciallo Tito sulla sponda dell’Adriatico Orientale, la rinascita grazie al carattere determinato dei suoi abitanti, e a una forte predisposizione all'industrializzazione

Rappresentazione storica del Leone di San Marco posta sull'omonima basilica a Venezia

Rappresentazione storica del Leone di San Marco posta sull'omonima basilica a Venezia Il Leone di San Marco ha avuto e ha tuttora un grande significato simbolico per le popolazioni dell’Adriatico Orientale appartenute alla Dominante. Il loro dialetto istroveneto, le loro tradizioni e la loro cultura sono la memoria di un passato di prosperità e indipendenza, in cui l'Istria e il Veneto erano un unico territorio.

Il doppio anniversario del 25 aprile, che celebra San Marco Evangelista e ricorda la prossima fine del dominio della Repubblica di Venezia, ha un particolare significato sia per la storia che per la dottrina cattolica. I territori della Repubblica di Venezia includevano le città di Venezia, Padova, Verona, Treviso, Rovigo, Vicenza, Chioggia, Murano, Udine, Trieste, Pola, Zara, Corfù, Candia, Burano, Torcello, Bergamo, Brescia, l'Istria, il Friuli, la Dalmazia e varie isole dell'Adriatico. La Repubblica di Venezia si formò nel IX secolo, e raggiunse il suo apice tra il XVI e il XVII secolo, quando fu uno dei maggiori centri commerciali e culturali del mondo. Per i cattolici, San Marco Evangelista rappresenta l'apostolo e il vangelo che egli ha scritto. La ricorrenza del suo giorno di festa è un momento per celebrare la sua vita e il suo contributo alla diffusione del messaggio evangelico. Tuttavia, nel contesto del Veneto, San Marco è anche il santo patrono della città di Venezia e del Veneto stesso, e come tale assume un significato particolare per la popolazione della regione.
Oggi, la celebrazione del 25 aprile assume quindi un significato duplice, che fonde la storia e la dottrina cattolica con l'identità e l'orgoglio culturale delle popolazioni venete, valorizzando insieme la libertà e l'autonomia, l'identità culturale e i valori cristiani.
La caduta della Repubblica di Venezia (detta anche la Serenissima), avvenne il 12 maggio 1797, quando il doge Ludovico Manin, dopo aver cercato di resistere all'assedio francese senza successo, fu costretto a consegnare le chiavi della città all'esercito invasore. Il Senato di Venezia venne sciolto, il doge Manin si ritirò a vita privata e le istituzioni repubblicane vennero sostituite dal potere giacobino francese. Quel giorno segnò la fine del dominio della Repubblica di Venezia sull'area adriatica e il declino della sua potenza navale e commerciale. Questo evento ebbe un impatto significativo sulla vita dei veneti, che persero la loro autonomia e la loro identità come stato federativo.

A seguito della conquista del Veneto da parte delle truppe francesi guidate dal generale Napoleone Bonaparte, molti patrioti che sfidando il nuovo governo francese gridavano "Viva San Marco", furono perseguitati e imprigionati dalle autorità. I patrioti veneti erano infatti molto legati alla tradizione repubblicana di Venezia e al suo simbolo principale, il leone di San Marco, che rappresentava l'orgoglio e l'identità dei veneti. Tuttavia, con la fine della Repubblica, la parola d'ordine "Viva San Marco" fu vista come una forma di opposizione al nuovo ordine costituito dalle forze francesi. In particolare, i patrioti che avevano sostenuto la Resistenza veneziana e avevano cercato di opporsi alla conquista francese furono considerati nemici dell'ordine pubblico e vennero spesso sottoposti a processi sommari e condanne ingiuste. Nonostante la difficile situazione, però, il sentimento patriottico tra i veneti non si spense e, anzi, si intensificò nel corso dei decenni successivi, portando alla nascita del movimento risorgimentale e alla partecipazione attiva dei veneti alle lotte per l'unificazione italiana. La caduta della Repubblica Serenissima è anche considerata il momento della nascita del sentimento patriottico moderno tra i veneti, che cercarono di riscattare il loro ruolo nella storia italiana e di contribuire all'unificazione dell'Italia.

Gli austriaci sottrassero il Veneto ai francesi nel 1815, durante il Congresso di Vienna che seguì alla caduta di Napoleone Bonaparte. In seguito alla sconfitta delle truppe francesi nella campagna di Russia del 1812, gli alleati europei (Austria, Prussia e Russia) iniziarono a riorganizzare l'Europa dopo il periodo napoleonico. Gli austriaci, che erano tra i principali attori del Congresso, si assicurarono il controllo del Veneto e di gran parte del nord-est italiano. Verona e tutto il Lombardo-Veneto entrarono a far parte dei possedimenti italiani dell'Impero Asburgico.

I veneti hanno dato un importante contributo all'Unità d'Italia. In particolare, molti veneti erano attivi nel movimento risorgimentale, che mirava all'unificazione delle diverse regioni italiane in un unico stato. Nel 1848, i veneti si sollevarono contro il dominio austriaco nella "Prima Guerra d'Indipendenza", partecipando alle battaglie di Santa Lucia, Vicenza e Custoza. In quest'ultima, nonostante la sconfitta, il coraggio dimostrato dai veneti diede il via alla celebre canzone "La Garibaldina", che fu poi adottata come inno ufficiale dei garibaldini. In seguito, i veneti parteciparono alla "Seconda Guerra d'Indipendenza" del 1859, in cui l'esercito piemontese guidato da Vittorio Emanuele II sconfisse gli austriaci a Solferino e San Martino. La terza guerra di Indipendenza del 1866 fu determinante per l’unità d’Italia, grazie all’annessione del Veneto.
Molti veneti contribuirono alla diffusione del pensiero risorgimentale attraverso la stampa e la letteratura. Tra i più importanti si annoverano il poeta e patriota Aleardo Aleardi e il giornalista Jacopo Dal Verme.

Il Leone di San Marco ha avuto e ha tuttora un grande significato simbolico per le popolazioni dell’Adriatico Orientale appartenute alla Dominante. Il loro dialetto istroveneto, le loro tradizioni e la loro cultura sono la memoria di un passato di prosperità e indipendenza, in cui l'Istria e il Veneto erano un unico territorio.

I Veneti hanno avuto una significativa presenza nella Prima Guerra Mondiale partecipando attivamente alle dodici battaglie dell’Isonzo. In queste battaglie, le forze italiane catturarono alcune posizioni strategiche, ma subirono anche pesanti perdite. Molte unità dell'esercito italiano erano composte da soldati veneti appartenenti alle Brigate Granatieri di Sardegna e alla Divisione alpina "Monte Cervino". La Prima Guerra Mondiale rappresentò anche una prova per la capacità industriale del Veneto, che contribuì alla produzione di materiali bellici e all'organizzazione del supporto logistico alle truppe sul campo.

La partecipazione dei Veneti e dei volontari delle terre dell’Adriatico Orientale alla Prima Guerra Mondiale fu molto pesante e dolorosa, con un grande numero di soldati che morirono o furono feriti sul campo di battaglia. Le perdite tra i soldati italiani furono tra le più alte del conflitto, causando un grande impatto sulla società veneta e italiana nel suo insieme. il Sacrario del Monte Grappa è un monumento e un ossario monumentale che commemora i soldati che combatterono e morirono durante la prima guerra mondiale, tra cui molti soldati veneti. La vittoria italiana della Prima Guerra Mondiale o quarta guerra di Indipendenza per molti veneti, segnò l'annessione dell'Istria e della Dalmazia al Regno d'Italia, gran parte del territorio adriatico a nord del fiume Po, divenne italiano.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Veneto era devastato da anni di conflitto. L'economia era in ginocchio e molte città erano state pesantemente danneggiate dai bombardamenti alleati e dalle battaglie che avevano interessato la regione. Le condizioni sociali erano difficili, con molte famiglie che vivevano in povertà e le infrastrutture erano scarse.

Gli Istriani italiani furono perseguitati dal regime di Tito durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la fine della guerra, l'Istria e le sue città costiere furono assegnate alla Jugoslavia. Il governo jugoslavo avviò una politica aggressiva di slavizzazione dell'Istria, che includeva la forzata assimilazione culturale e linguistica delle minoranze etniche non slave. Gli Italiani furono privati dei loro diritti culturali e linguistici, e furono multati o imprigionati se sorpresi a parlare la loro lingua o a fare riferimento alla loro cultura, il maresciallo Tito perseguitò istriani, fiumani e dalmati, arrivando a perpetrare un genocidio etnico. Inoltre, il governo jugoslavo espropriò molte loro proprietà. Questa persecuzione portò ad un massiccio esodo degli Italiani e emigrazione  anche di altri gruppi etnici minacciati dalle persecuzioni titine, verso l’Italia e oltremare. Anche a seguito del Memorandum di Londra del 1954, molti di loro poterono trasferirsi in Italia, dove , iniziando una nuova vita, non dimenticarono le loro origini associandosi come comunità in esilio. La popolazione italiana in Istria, Fiume e Dalmazia è oggi presente come minoranza, e in forma ridotta continua a lottare per il riconoscimento dei propri diritti culturali e linguistici.

Il Veneto si riprese rapidamente dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, grazie a vari fattori come la presenza di un'industria manifatturiera già radicata e l'incremento dell'attività turistica. In particolare, il comparto dell'industria tessile e dell'abbigliamento fu uno dei più dinamici e innovativi dell'Italia del dopoguerra, grazie alla capacità di adattarsi ai nuovi tempi e alle esigenze del mercato. Negli anni '50 e '60 del Novecento, il Veneto conobbe una forte crescita economica, favorendo un aumento del reddito medio e un miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti della regione. Inoltre, la regione divenne anche un importante polo dell'innovazione tecnologica e industriale, grazie alla presenza di grandi imprese manifatturiere e artigiane impegnate in diversi settori, tra cui quello dell'abbigliamento, del calzaturiero e del mobile. In generale, il Veneto riuscì a rialzarsi più rapidamente delle altre regioni italiane dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, grazie al carattere determinato dei suoi residenti, grazie a una forte predisposizione all'industrializzazione e grazie alla capacità di attrarre investimenti e imprenditori provenienti anche dall'estero.

Il 25 aprile è anche il giorno in cui fare memoria dei moltissimi patrioti veneti che hanno contribuito alla storia d'Italia attraverso la loro lotta per l'indipendenza, la difesa dei valori di libertà e giustizia, la difesa dei diritti umani e del rispetto della dignità di ogni persona. Qui di seguito elenco alcuni dei nomi più noti: - Daniele Manin, avvocato e politico veneziano, protagonista della insurrezione veneziana del 1848 e primo presidente della Repubblica di San Marco - Niccolò Tommaseo, scrittore e politico istriano, autore del romanzo "Fede e Bellezza" e membro del governo provvisorio della Repubblica di San Marco - Jacopo Castelli, patriota trevigiano e leader dei moti del 1848-49 a Treviso - Angelo Messedaglia, patriota padovano e combattente nella prima guerra d'indipendenza che partecipò alla spedizione dei Mille - Aurelio Saffi, politico bolognese che si unì alla Repubblica Romana del 1849 e successivamente alla Repubblica di San Marco - Guglielmo Pepe, generale napoletano che partecipò alle insurrezioni italiane del 1820-21 e comandante della divisione italiana durante la rivoluzione del 1848 in Lombardia e Veneto. - Nazario Sauro patriota capodistriano che si distinse per la sua attività politica e militare a favore dell'indipendenza dell'Italia e della liberazione degli italiani dal dominio austriaco alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX secolo. Nel 1902, assieme ad altri patrioti come Francesco Rismondo e Emilio Piccinini, fondò la "Società Nazionale", un'organizzazione clandestina che mirava alla liberazione dell'Istria e alla sua annessione all'Italia. - Norma Cossetto  giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani comunisti, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio. 5 ottobre 1943 - Villa Surani (Istria).
È importante ricordare oggi i nomi di questi e molti altri patrioti veneti, in quanto ci mostrano il valore della lotta per l'indipendenza, della difesa dei diritti umani e del rispetto della dignità di ogni persona. Viva San Marco. Viva l'Italia.

Giulio Carnevale
Un ringraziamento speciale a Claudio Fragiacomo e Anna Maria Crasti per la consulenza storica.