I muscoli di Angelino e le rughe del Cavaliere

Nel Pdl, pensarla in maniera diversa da Berlusconi di solito è l'equivalente di provare a vincere contro Federer con una racchetta di legno. Il 6-0, 6-0 è scontato. Ne sa qualcosa Gianfranco Fini, autore del primo clamoroso strappo col Cavaliere, che gli è costato prima la credibilità e poi la carriere politica.

Di fronte alla superpotenza berlusconiana, alimentata da vent'anni di clamoroso e per molti versi inspiegabile consenso di massa, nel centrodestra tutti si sono sempre allineati, spegnendo rapidamente qualsiasi velleità di protagonismo o anche solo di libera uscita. In questo scenario Angelino Alfano ha sempre trovato il suo posto tra i fedelissimi: più che un 'delfino', il segretario del Pdl è apparso spesso come un coniglio, anzi un cagnolino pronto alla sottomissione più totale.
Questo, per lo meno, fino al 2 ottobre scorso, quando, nella mattinata più surreale e a tratti pagliaccesca della recente storia parlamentare, il timido avvocato di Agrigento, con l'aiuto di un discreto gruppo di colleghi, ha osato l'impossibile, sconfessando le scelte del padre padrone e costringendolo a un clamoroso voltafaccia.
Chissà se questa volta al Cavaliere sarà costato recitare la parte del perfetto venditore, "essere concavo con il convesso e convesso con il concavo", capace di dire tutto e il contrario di tutto pur di strappare l'affare. In quel minuto scarso di dichiarazione di fiducia a Enrico Letta, Berlusconi forse ha capito che, cosa strana ma vera, il tempo passa anche per lui. Sedendosi amareggiato dopo aver parlato, per la prima volta è apparso per quello che è, un uomo tirato, stanco e persino stufo di dover sempre proiettare un'immagine di sé combattiva e vincente. È stata un'istantanea che mancava nella sua carrellata di fotografie, sempre col petto gonfio e il sorriso d'acciaio. Un'istantanea che valeva la pena di vedere, perché ci ha inquadrato il volto di un uomo finalmente vero.
D'altro canto, di fianco al primo ministro, Angelino mostrava dei muscoli che fino a poche ore prima sembravano invisibili. Nel suo mercoledì da leone, è stato traditore, ingrato, ribelle e quant'altro, ma è stato anche per la prima volta un politico.
Il governo va avanti, l'Italia chissà. Ma sicuramente è la fine di un'epoca.
Davide Zanardi