I racket nascosti della nostra microeconomia

di Davide Zanardi.
Qualcuno ha mai veramente ragionato sul costo dei pezzi di ricambio per auto? L'equazione - che non quadra - è molto semplice: se un unico elemento, anche il più rudimentale, come ad esempio un manicotto di gomma, costa 200 euro, come è possibile che un'automobile intera nuova ne costi solo 10.000? Se si provasse a ordinare da un rivenditore ogni singolo pezzo che compone una vettura, il preventivo totale sarebbe fantascientifico: probabilmente centinaia di migliaia di euro.

Delle due l'una: o le case automobilistiche ci stanno regalando le macchine, oppure stanno lucrando - e in maniera vergognosa - sulle riparazioni. Chissà perchè ci sentiamo di sbilanciarci sulla seconda ipotesi. Un altro infelice capitolo che ci vede protagonisti di un taglieggiamento forse ancora più vergognoso è quello dei farmaci. Anni fa, la rivista finanziaria «Forbes» pubblicò un elenco dei farmaci più cari al mondo: al primo posto spiccava una medicina utilizzata per la cura di una particolare malattia sanguigna, presente sul mercato italiano al prezzo di circa 7.000 euro per fiala. Ma non c'è bisogno di scandagliare tra le rarità scientifiche per rendersi conto dell'enorme impatto economico di molecole e principi attivi. Basta prendere un farmaco qualsiasi, anche da banco, guardare i milligrammi totali contenuti nella confezione e fare un rapido calcolo. Non è insolito trovarsi di fronte a prezzi di centinaia, per non dire migliaia, di euro al kilogrammo. L'alibi sempiterna delle case farmaceutiche è che le medicine hanno prezzi esorbitanti perché bisogna tenere conto dei costi della ricerca scientifica e della produzione. Si tratta perloppiù di colossali fregnacce. Questo può valere infatti per certe sostanze di recente scoperta, magari particolarmente difficili da sintetizzare, ma non certo per principi attivi (come alcuni antinfiammatori e antibiotici generici) già ampiamente brevettati e presenti sul mercato da mezzo secolo. Altrimenti, non si spiegherebbero i paradossi a cui ci si trova di fronte quotidianamente al bancone della farmacia: ad esempio, acquistando una scatola di flaconcini di soluzione isotonica per bambini - che, leggendo sul retro, risulta essere normalissima acqua del mar Mediterraneo - si scopre che ha un costo di circa 75 euro al litro. Più o meno il doppio del Moët & Chandon.