"Quando perdi non perdere la lezione"; il senso della sconfitta e... della vittoria

L’errore più grosso che si possa commettere è alimentare il senso di superiorità, là dove si ritienga di avere ragione sempre, e si cerchi di imporre la propria visione senza avviare una fase di confronto e di discussione

Dalai Lama

Dalai Lama

L'opinione di Moreno Mazzola

Che fare della sconfitta? Per ognuno di noi, si tratta di un’esperienza non evitabile. Anche la persona di maggior successo, ogni tanto subisce il gusto amaro della sconfitta. A ben guardare si scopre che ciò che fa di qualcuno un vincitore è proprio la sua capacità di perdere, e di rialzarsi. La sconfitta, che arriva spesso dopo un periodo di vittorie e successi, diventa così un prezioso riequilibratore dell’umore e del senso della realtà del soggetto, che prima tendeva a sbilanciarsi dal lato dell’euforia e dell’ottimismo, camminando nelle nuvole dei propri sogni, e dimenticando di verificarli con la dura realtà. Per amare la vita così com’è, con le sue difficoltà, e non come vorremmo che fosse, per mettere a frutto le esperienze di scacco che la vita quotidiana ci offre, è necessario uscire dal mito moderno secondo il quale la vita sarebbe una successione di acquisizioni, di vittorie, e che quando così non è ciò significa che sei soltanto un “perdente”. Teoria falsa e diseducativa, che quando va bene ti ubriaca col successo e ti fa perdere il contatto con la realtà, e quando poi arriva l’inevitabile legnata ti precipita nella depressione. In realtà, più che le acquisizioni e le vittorie, ciò che tempra più saldamente sono appunto le sconfitte e le perdite. E’ nel confronto con quei momenti difficili che la personalità cresce davvero, e che le tentazioni del narcisismo, se affronti la situazione con coraggio e realismo, si sciolgono una volta per tutte. E’ allora, tra l’altro, che si costruisce una vera e salda autostima, in grado di sorreggere stabilmente. Da questo punto di vista, una sconfitta elaborata positivamente è molto più utile e formativa di tante terapie, con il loro rischio di farti vedere che, in fondo, sei tu che hai ragione (il che può anche essere, ma tanto è la sconfitta la vera prova di realtà), impedendoti così di cambiare e di addestrarti per bene per la prossima occasione. Tuttavia, in ogni momento di sconfitte diffuse, come ad esempio il dopo elezioni, consola vedere che qualcuno che sa perdere bene c’è sempre. Come riconoscerlo? E’ chi non dà la colpa ai vincitori, o alla gente che non l’ha votato, ma, senza parlar tanto, si mette a pensare, e cerca di capire. Sono tipi così, quelli che in futuro potranno vincere. Strettamente connesso al senso della sconfitta c’è il senso della vittoria.

L’errore più grosso che si possa commettere è alimentare il senso di superiorità, là dove si ritienga di avere ragione sempre, e si cerchi di imporre la propria visione senza avviare una fase di confronto e di discussione. Questo capita sovente a chi vince le elezioni, basandosi su un consenso elettorale che normalmente rappresenta circa il 40% dell’elettorato attivo e ha una percentuale più bassa se si considerano il numero dei cittadini, la maggioranza di turno prevarica la discussione con le minoranze dimenticandosi che le altre rappresentano comunque un numero importante di cittadini, omettendo, nei fatti, che il mandato ricevuto li porta a governare nell’interesse della cittadinanza, tutti nessun escluso. Il senso della sconfitta e della vittoria rappresentano un momento di crescita se ognuno riesce ad analizzarle in senso compiuto capendo gli sbagli commessi che hanno portato alla sconfitta, rispettando le promesse fatte in caso di vittoria, in caso contrario si assume quel ruolo di autoreferenzialità all’interno della propria riserva indiana, che sempre viene contestato, dai cittadini, a chi dedica il suo tempo nel fare politica.
“Quando perdi, non perdere la lezione.” - Dalai Lama
Moreno Mazzola