Barbieri, Borghese e Lidia Bastianich presentano Junior Master Chef: «I nostri bambini diventeranno tutti chef»

MILANO - A Junior MasterChef si cresce e il ruolo del giudice si tinge del mestiere di maestro. Preparati, tecnicamente provetti e amanti delle ricette fatte in casa: è il ritratto dei piccoli 40 partecipanti alla prima edizione italiana ed è alla vittoria della loro piccola ma buona cucina che puntano i tre chef Lidia Bastianich, Bruno Barbieri e Alessandro Borghese, piacevolmente stupiti dall’estro dei giovani apprendisti. Buona cucina che inizia in casa con nonni e genitori: il profumo del primo basilico strofinato tra le dita (come fu per Lidia Bastianich), o dal ragù, che lo chef Borghese imparò dal papà napoletano («Alessandro, mi raccomando: il ragù deve pensare» gli diceva), dalla ricchezza di materie prime che, grazie alla nonna, lo chef Barbieri conobbe presso la cucina del prete.

«Finalmente nasce presso i più piccoli il nuovo mito dello chef» ha ammesso Bruno Barbieri stamattina in conferenza stampa Sky a Milano, davanti a più di cinquanta giornalisti. «Mi sono rivisto in Junior Masterchef – ha ammesso lo chef bolognese – hanno una tranquillità, una mancanza di tensione che gli adulti non hanno. Gli adulti vengono a Masterchef per fare televisione, aspettano le telecamere, preparano la battuta. I ragazzi giocano. E giocano per vincere». «Sono tutti ragazzi e ragazze che un domani diventeranno cuochi – assicura Borghese – del resto questo è un mestiere cui si accede dopo diciassette, vent’ani di carriera».

15mila euro in palio da investire liberamente per il vincitore, che le 10 puntate sveleranno attraverso un montaggio emozionale e carico del dinamismo che la produzione Sky HD, collaborando con la BBC, ha voluto evidenziare. Spazio a una cultura del mangiare diversa, sana, lontana dai falsi miti pubblicitari. Il primo a notarlo è Barbieri: i bambini arrivano più preparati su ricette a base di verdure e frutta, cosa che in anni precedenti non era così frequente. Commenta Borghese: «Sono arrivati al programma che conoscevano tutte le ricette di Barbieri, Carlo Cracco, le mie. Sono cresciuti nel boom gastronomico, la sera vengono portati a cena fuori; sono preparatissimi». Racconta Lidia Bastianich: «In America è evidente una generazione che si è allontanata dalla cucina per rivolgersi al convenience food. Si sta realizzando che questo non funziona. È successo anche qui, ma il cibo è talmente parte della cultura italiana che non si perderà. Gli italiani amano mangiare bene, e mangiando bene si capisce il cibo. Quindi si mangia sano». «Il programma è un incentivo al mondo della cucina – conclude Borghese –. Abbiamo fatto da apripista».

Marco Maccari