Sicurezza urbana a San Giuliano: la proposta di Orizzonte A.P.S. per una convivenza possibile

Il dibattito sulla vivibilità di un quartiere accende il confronto. Paolo Rausa: «Non limitiamoci alla repressione. Serve una strategia culturale, sociale e condivisa»

SAN GIULIANO MILANESE – Il tema della sicurezza e del degrado urbano torna al centro del dibattito cittadino, dopo che in Consiglio Comunale sono stati sollevati interventi accesi sulla condizione di un quartiere sangiulianese, descritto da alcuni come «invivibile» e «abbandonato». A prendere posizione, con una lettera aperta inviata alla stampa, è l’Associazione Culturale Orizzonte A.P.S., nella figura del Dott. Paolo Rausa, che invita ad andare oltre la narrazione allarmistica e a interrogarsi seriamente su cause e soluzioni.

«Il recente dibattito in Consiglio Comunale richiama l'attenzione sulla invivibilità di questo quartiere sangiulianese, come se fosse davvero la fine del mondo... Ma è davvero così?», si chiede Rausa, che nel suo intervento mette in discussione il tono allarmato con cui viene spesso descritto il territorio. «È diventato così sconvolgente abitare di qua della ferrovia e di là del Redefossi, peraltro quasi del tutto tombinato? Non si capisce l'entità del fenomeno. Chi sarebbe responsabile del "finimondo"? Sono giovani e non solo? Sono stranieri e non solo? Quanti, e nello specifico cosa fanno?».

La riflessione si articola quindi su un piano più profondo: prima di ogni intervento, è necessario capire di cosa si sta parlando. Per Rausa, la priorità è quella di individuare le caratteristiche reali del disagio e non limitarsi a reazioni impulsive: «Innanzitutto occorre capire di cosa si tratta. Definire gli aspetti salienti di questo fenomeno di degrado urbano. Successivamente occorre definire una strategia di intervento che non può essere limitata all'azione di pura e semplice repressione, senza capire come combattere anche le eventuali cause di disagio sociale».

Una delle proposte avanzate dall’Associazione, già in passato, è quella di lavorare sulla mediazione culturale e sull’inclusione attiva delle comunità presenti sul territorio: «Chi parla con questi ragazzi/giovani/adulti? A suo tempo avevamo proposto l'istituzione di due figure chiamiamole mediatori sociali culturali, uno in rappresentanza e per l'intervento sulla comunità araba e l'altro su quella latino americana. Che facciano da tramite tra le comunità e l'istituzione comunale in modo che siano in grado di interloquire».

Ma la visione di Orizzonte A.P.S. non si limita all’intermediazione. Al contrario, punta sulla rigenerazione sociale e urbana attraverso la cultura e l’aggregazione: «Poi tocca trasformare quei luoghi da abbandono e da spaccio in zone dove si fa festa, cultura, intrattenimento musicale, ecc. Insomma ridare vita sociale ad aree marginalizzate del contesto urbanizzato».

Una posizione netta, che non esclude la necessità di repressione laddove necessaria, ma che rivendica con forza un approccio complesso e multilivello: «Un mix di interventi permetterebbe di contenere e di affrontare i problemi latenti senza delegare totalmente la soluzione alle Forze dell'Ordine. È una sfida che riguarda tutti».

Infine, un appello alla responsabilità collettiva: «Perciò non lasceremo soli gli abitanti del quartiere. Perciò non lasceremo sola l'Amministrazione Comunale. Dobbiamo farci carico e affrontare il fenomeno "sicurezza" da diversi punti di vista, prevendendo, reprimendo se occorre, ma soprattutto cercando di sconfiggere le ragioni del degrado urbanistico e umano, gettando semi di con/vivenza e socialità».

Una visione che chiede attenzione, partecipazione e politiche pubbliche capaci di andare oltre le logiche emergenziali. In un tempo in cui il tema della sicurezza viene spesso piegato a fini ideologici o strumentali, l’intervento di Rausa offre uno spunto per un confronto più serio, umano e consapevole.