San Donato Milanese, intervista a Gina Falbo: «Da parte dell’amministrazione Checchi poca lungimiranza e scarsa capacità decisionale»

Il Consigliere Gina Falbo (Insieme per San Donato) a tutto campo su gestione comunale pre e post-Covid, Pratone, Parco e piscina Mattei e scenari politici futuri in vista delle elezioni del 2022. Falbo: «Sulle partite che contano non c’è mai un piano B»

Gina Falbo, esponente di Insieme per San Donato, da tutti conosciuta come una donna energica e battagliera, si racconta in una intervista esclusiva a 7giorni. Tra le tematiche affrontate, le questioni calde e i temi che catalizzano il dibattito pubblico di queste settimane in città. Falbo è quindi intervenuta nel merito di alcuni problemi gestiti dall’amministrazione, a suo dire, con poca lucidità. Infine, pur senza sbilanciarsi in un senso o nell’altro, ha provato a proiettarsi e proiettare tutti noi verso le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale che si terranno nel 2022, data ancora lontana ma non non troppo. Ecco le opinioni di Gina Falbo in merito alle questioni citate.

Il Pratone. Tema caldissimo in queste settimane su cui vi siete già espressi più di una volta. Cosa ne sarà di quell’area? Le incertezze e i ritardi sono da imputarsi a chi o a che cosa?
A meno di ulteriori negoziazioni con Caltagirone – di cui io non mi occupo e quindi non ne conosco i dettagli – la proprietà privata è nella condizione di poter esigere l’adempimento degli obblighi contrattuali che prevedono l’edificazione dell’ultima parte del Pratone e l’applicazione della convenzione del 2013. Sembra che Caltagirone abbia chiesto una ulteriore proroga; a questo punto il comune potrebbe avere una contropartita. In cambio delle richieste dell’imprenditore si potrebbe esigere un contributo per realizzare alcune opere pubbliche. Il nostro sentore riguardo al fatto che la riqualificazione del Pratone fosse una manovra elettorale si è rivelato, alla fine dei conti, corretto. Perché spendere 300mila euro per un’area che poi ricadrà in mano ad un privato? La biblioteca da realizzare su quell’area sarà fatta? Si parla anche di collocare nell’area un altro importante asset della città, questo avverrà? Per saperne di più bisogna essere parte del negoziato. Quel che è certo è che si sarebbe potuto intervenire in sede di revisione del PGT. La lentezza e la mancanza di visione dell’amministrazione fanno sì che il comune, da una posizione di forza, si trovi alla fine nella condizione di dover accettare tutto ciò che viene quasi imposto. 

Un’altra questione scottante, il Mattei. È cronaca recente il comunicato del comune che spiega che non vi sarà alcuna stagione estiva del nuoto. Si sarebbe potuto fare di meglio? Cosa significa questa chiusura per la cittadinanza? 
Il Mattei è l’ennesimo esempio di una incapacità gestionale associata alla mancanza di pianificazione e progettazione. L’amministrazione non ha mai pronto un piano B. È dal 2013 che si parla del rilancio del Mattei, siamo a metà 2020 e non si è visto quasi nulla… Siamo un comune che potrebbe entrare nel guinness dei primati per i bandi andati deserti o comunque non conclusi con un’assegnazione. La lentezza della giunta e la scarsa progettualità fanno sì che ogni anno si arrivi all’ultimo momento, sempre tirati con i tempi. Perché fare i bandi a maggio? Perché prima vorrebbero affidare a qualcuno il rilancio, salvo poi uscirne regolarmente a mani vuote. Il comune funziona in parte come un’azienda, con l’enorme differenza che il comune non deve ricavare un profitto, ma fornire servizi. Il nostro comune non sta fornendo servizi. Invece che chiedere un canone sarebbe stato opportuno contribuire alle spese di un’eventuale gestore della piscina, viste anche le incertezze di un’annata resa particolare dalla pandemia. Lo sport ha un valore sociale enorme, specie in una stagione in cui molti cittadini non andranno in vacanza; inutile rammentare quanto sia fondamentale l’attività ludico-sportiva per giovani e ragazzi. Chi non investe in questa direzione significa che non crede nella socialità ed è staccato dalla vita quotidiana dei cittadini. Ciò detto, visti i deludenti esiti dei bandi, perché non si sta procedendo con un’assegnazione diretta della piscina? La colpa della situazione della piscina di via Caviaga è stata imputata dalla giunta al coronavirus; nel resto della regione e del mondo invece il virus non ha colpito? I dati dicono il contrario eppure, con le dovute precauzioni, molti si sono dati da fare per riaprire: non prendiamo in giro i cittadini.

Quali sono, a vostro modo di vedere, gli altri problemi di San Donato che la giunta dovrebbe affrontare nell’immediato?
L’ospedale e il parcheggio, il consultorio, il centro vaccinale, la guardia medica. Sono solo alcuni dei casi più eclatanti. Non si riesce mai a chiudere una partita importante. 

Ci dia un giudizio complessivo sull’amministrazione Checchi, specialmente sul secondo mandato e sulla gestione dei mesi dell’emergenza sanitaria.
La pandemia ha dimostrato ancora una volta e, se ce ne fosse stato bisogno, in modo più vistoso che la lentezza e l’autoreferenzialità dell’amministrazione sono causa di gravi mancanze in città. Noi come opposizione, mettendo da parte i colori politici e i simboli di partito, ci siamo resi da subito disponibili per affrontare di comune accordo e in sinergia l’emergenza sanitaria; purtroppo le nostre idee e le nostre richieste sono rimaste per lo più lettera morta. Le mascherine consegnate solo a giugno sono la fotografia della situazione. I bisogni della gente non possono aspettare i tempi della politica; se la politica non se ne rende conto significa che è scollegata dalla realtà. 

Parliamo ora di politica strictu sensu. Nel 2022 a San Donato si terranno le elezioni? Quali scenari si presenteranno di fronte ai cittadini? 
Il tema da porre, in primis, non è tanto il “chi ha vinto le passate elezioni” ma il disinteresse della gente per la vita politica. Il 50% dei sandonatesi non ha voltato alle ultime elezioni. Checchi vinse con il 25% del consenso degli aventi diritto: il plebiscito c’è stato, ma non per l’attuale primo cittadino bensì esso è da rilevarsi nell’astensionismo, nel non voto. Il compito della politica è coinvolgere nuovamente le fasce della popolazione più sfiduciate. Per fare ciò servono risposte concrete ai problemi più sentiti, non proclami e promesse. Quello della disaffezione nei confronti della politica è un trend che deve essere invertito a livello locale e nazionale. Serve che tutti noi, me compresa, facciamo un esame di coscienza e un mea culpa. Per noi civici la situazione è anche più complessa, se possibile, rispetto a quella dei partiti veri e proprio, che magari vengono votati dalla gente per la fidelizzazione verso il simbolo. Per recuperare credibilità serve una politica etica, non ci può essere scissione tra le due. Non si diventa paladini della gente dall’oggi al domani, serve un percorso lungo, serio, fatto di azioni concrete, di proposte e di comportamenti degni.

In molti sostengono che la chiave per vincere le elezioni sia presentare un candidato forte e credibile. Se Le chiedessero di presentarsi come candidato comune del centro-destra, quale sarebbe la Sua risposta?
La riposta non può essere immediata; io non mi precludo nulla. Questa proposta mi fu già fatta tre anni or sono e la rifiutai. Io potrei rivalutare la mia posizione, ma servono dei presupposti che la scorsa volta non c’erano.  Abbiamo scelto il percorso di civici e desideriamo proseguire in quello. Soprattutto a livello locale, a nostro modo di vedere, contano di più le persone dei partiti. Ciò detto, ribadisco che non ci sono preclusioni aprioristiche; questo vale sia in un senso che nell’altro, siamo aperti al confronto con destra e sinistra. Le alleanze hanno un senso se sono in vista e nella prospettiva di un bene comune, non importa se si debba guardare a destra o a sinistra: non mi faccio preclusioni e quindi siamo aperti ad eventuali sorprese.
Emanuele Grassini
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