«Meno urbanistica e più sociale»: la Lega Federalista Segratese vuol cambiar rotta a Segrate. Al timone mette Claudio Viganò

Inversione di rotta a Segrate: «meno urbanistica e più sociale». Questo il programma di "rottura" col passato che la Lega Federalista Segratese intende portare avanti con un candidato come Claudio Viganò. Imprenditore con una forte e radicata passione politica, Viganò punta a una Segrate che abbia come priorità la qualità della vita. Le sue priorità sono: viabilità, commercio e soprattutto il sociale

Claudio Viganò candidato sindaco della Lega Federalista Segratese alle prossime elezioni

Claudio Viganò candidato sindaco della Lega Federalista Segratese alle prossime elezioni

Ad agitare le acque, non certamente piatte, nel centrodestra segratese è Claudio Viganò, candidato scelto a rappresentare la lista della Lega Federalista Segratese alle prossime elezioni di maggio. Imprenditore appassionato di politica, Viganò sfoggia un curriculum coi fiocchi – nel '96 fonda Italia Federale con la Pivetti e l'Ape (Autonomisti per l'Europa) con Vito Gnutti e ne diventa coordinatore regionale - con radici salde e storiche nella Lega. «La vera Lega, quella di Bossi, delle origini – dice - lo zoccolo duro», spiega Viganò mentre ci racconta come il suo essere leghista sia un fatto “di sangue”. Sessant'anni, quasi, due lauree importanti nel cassetto (la prima in Scienze Politiche e la seconda in Filosofia), nato e vissuto nel vicinissimo Pioltello dove ha iniziato le prime esperienze politiche (lì negli anni '90 è stato capogruppo del Carroccio), ma segratese d'adozione. Qui, infatti, ha deciso di impiantare la sua attività lavorativa aprendo più di 36 anni fa, nel centro storico, l'omonimo negozio di Caccia e Pesca. Poche parole, ma dette in maniera molto diretta. Perché lui ha le idee ben chiare su quello che vorrebbe per la sua Segrate: «meno urbanistica e più sociale». «L'urbanistica a mio avviso – spiega – dovrebbe essere una conseguenza naturale e demografica, non una premessa. Se la città cresce, allora ci si muove in questo senso. Non come è stato fatto in questi anni in cui, invece, si è costruito per far crescere la città. E poi resta tutto lì, invenduto (vedi grosse operazioni immobiliari come Village e Santa Monica)». Altre priorità: viabilità e commercio. «Il commercio, quello delle piccole attività, è stato distrutto. I piccoli negozi non riescono a sopravvivere – commenta - e la chiusura del centro storico con la creazione dell'isola pedonale è stato il colpo di grazia finale». E mentre ci congediamo, sulla porta ci dice: «Tutto chiaro? Quello che ci vuole è una bella inversione di rotta per Segrate. Noi siamo disposti a correre anche da soli – conclude – se non troveremo l'accordo con gli altri protagonisti con cui ci piacerebbe, seduti a un tavolo, costruire un progetto condiviso. Nessun pregiudizio né a destra, né a sinistra. Siamo pronti al dialogo con tutti, ma non vogliamo subire un candidato che non interpreti il cambiamento e che sia ancora espressione del passato. La politica è una missione, non un mestiere. Due legislature sono anche troppe per me, poi si va a casa». Così ci salutiamo.

Cristiana Pisani