Andamento mondiale della popolazione, per l'ONU integrare e non demonizzare gli immigrati. Appunti per una corretta campagna elettorale
In questa situazione con una previsione al 2050 di 350 mila nati contro 800 mila morti annui, si verificherebbe uno squilibrio insostenibile

"L’Occidente non tramonta, la Cina sì”
Quali
sono le previsioni della popolazione mondiale prossime e alla fine del secolo?
Molte sorprese accanto ad alcune riconferme. Nella ventisettesima edizione delle stime e
proiezioni ufficiali, che trovano sistematizzazione nel documento World
Population Prospects 2022 redatto dalla Population Division, vengono
analizzati i dati della popolazione dal 1950 ad oggi per 237 paesi che costituiscono
la base delle tendenze storiche sulla natalità. Li riassume e li analizza nel
dettaglio l’articolo di Alberto Volpi
pubblicato su La lettura, Corriere della Sera, di domenica 7 agosto
2022. Si evidenzia che “l’Occidente non tramonta, la Cina sì” come egli evidenzia
nel titolo. Perché? E’ verosimile questa
proiezione controtendenza partendo dal dato attuale, ovvero che la Cina è il
paese più popoloso al mondo con 1.426 milioni che scenderebbero a 1.035 nel 2050
e a 771 nel 2100, con una perdita di 655 milioni, quasi la metà della
popolazione attuale in neppure 80 anni. Al contrario gli USA aumentano la
popolazione a causa degli arrivi di migranti dall’America del Sud passando
dagli attuali 337 milioni ai 375 del 2050, ai 389 del 2075, fino ai 394 milioni
del 2100. Se da una parte anche l’Asia perde popolazione, ivi compresa la
Russia – questo spiegherebbe la politica aggressiva di Putin, secondo l’autore
-, assistiamo secondo le previsioni ad un balzo strabiliante degli abitanti in
Africa che passerebbero dagli attuali 1.410 ai 2.465 nel 2050 ai 3.917 nel 2100.
Al contrario in America Latina e Caraibica l’andamento è leggermente discente,
quasi stabile, dagli attuali 658 milioni ai 749 nel 2050 e ai 649 nel 2100, e
così in Europa, penalizzata dalla diminuzione sensibile dei paesi a sud, fra
cui soprattutto l’Italia, la popolazione diminuirebbe dagli attuali 744 milioni
ai 704 nel 2050 e ai 587 nel 2100. Un altro dato importante è l’andamento della
popolazione in base al reddito. Gli abitanti tendono a decrescere nei paesi ad
alto reddito (dai 13.205 $ annui in su pro capite) dagli attuali 1.247 ad 1.282
nel 2050 ai 1.189 nel 2100, e nei paesi a reddito medio-alto (tra 4.256 e
13.204 $ annui pro capite) dagli attuali 2.522 ai 2.539 nel 2050 ai 1.879 nel 2100.
Ma le sorprese arrivano dai paesi a reddito medio basso (tra i 1.086 e 4.255 $
annui pro capite) dagli attuali 3.416 ai 4,472 nel 2050 ai 4.991 nel 2100, e da
quelli a reddito basso (da 1.085 $ annui in giù) dagli attuali 728 ai 1.355 nel
2050 ai 2.2260 nel 2100, portando la popolazione globale dagli attuali 7.913 ai
9.684 nel 2050 ai 10.319 nel 2100, per poi decrescere lentamente dalla metà
degli anni Ottanta del XXI secolo. Che cosa accade invece in Europa e in Italia?
L’Europa nord-occidentale riesce a mantenere costante la sua popolazione,
compensando una deficitaria e moderata natalità con i flussi migratori. Che si
spiegano con l’attrattività delle democrazie occidentali, al contrario dei paesi
retti da sistemi autoritari, come Cina, Russia, ecc. L’Italia, come il
Giappone, è il paese dove più forte sarà il calo della popolazione con la
previsione di 36,9 milioni alla fine del secolo, 26 milioni in meno degli
abitanti attuali. In questa situazione con una previsione al 2050 di 350 mila
nati contro 800 mila morti annui, si verificherebbe uno squilibrio
insostenibile se non si intervenisse con una politica di “programmazione-controllo-integrazione”
dei flussi migratori, mentre da alcuni nostri politici si agita lo spauracchio dell’invasione
o dei blocchi navali: una politica non
solo miope, che non è solo un banale errore di prospettiva, mette in allarme
Alberto Volpi - ma – è perentorio! – sarebbe
“letteralmente l’anticamera del suicidio”. C’è di che riflettere!
Paolo Rausa