Annunciato in pompa magna, come mai il Decreto Legge che eliminerà alcune Province rischia di cadere nel vuoto?

È stato annunciato dai ministri con tabelle, mappe e risparmi di denaro, ma a quanto pare il Decreto Legge che elimina alcune province è destinato a dormire in Parlamento. Perché?

Perché il secondo Decreto Legge emanato dal Governo, quello del 5 di Novembre, ha 60 giorni per essere approvato e quindi la scadenza cade a cavallo della fine dell’anno. Ma come è noto, ahimè, dopo il 20 di dicembre, se non c'è qualche legge improrogabile da esaminare, le Camere vanno in vacanza fino al 10-15 gennaio. Quindi resta solo una manciata di giorni per esaminare il decreto, visto che sin’ora non è stato fatto nulla. Anzi no: si è tentato di discuterne due tre volte nell'ordine del giorno della Commissione Affari Costituzionali, ma è sempre stato rinviato. 
E il tutto, ciliegina sulla torta, avviene nel massimo silenzio: abolire le province era nei programmi del Centrodestra e del Centrosinistra nel 2008, come oggi è nel programma di Grillo. Ma in periodi di campagna elettorale meglio starsene tranquilli a non perdere voti, piuttosto che predicare una febbrile attività di smontaggio delle province.
Abbiamo capito tutti come la melina sulle province sia una carta da giocare al tavolo della politica, dove si decidono legge elettorale, alleanze e data del voto.
Fino ad oggi, insomma, si è solo scherzato. Quando invece sul quel decreto si sarebbe potuti intervenire per gestire meglio alcuni accorpamenti territoriali, per modificare il sistema elettivo e per garantire più fondi agli enti locali e quindi ai cittadini.
Insomma, dopo anni di dibattiti sul ruolo delle province e sul loro futuro, il Decreto Legge rischia di essere al capolinea.
Alessandro Sancino
Capogruppo dell’Unione di Centro della Provincia di Milano