I piccoli negozi chiudono e la città diventa un deserto

Le cause di questo fenomeno sono sicuramente riconducibili al fiorire di mastodontici centri commerciali, supermercati e hard discount che con la politica del ribasso dei prezzi rendono difficoltosa la sopravvivenza del negozietto. Ad accompagnare questa selvaggia guerra al prezzo più basso si aggiunge la crisi che nell’ultimo anno ha colpito tutti i settori dell’economia, penalizzando i lavoratori italiani che per sbarcare il lunario si vedono costretti a limitare i consumi anche di beni di prima necessità, rendendo così più debole il giro d’affari degli esercizi commerciali esclusi dalle catene della grande distribuzione.
Cittadine come Peschiera Borromeo rischiano di trovarsi privati non solo dei negozi ma anche del valore sociale che essi rappresentano. La “desertificazione commerciale” porta conseguenze che vanno oltre al danno economico: i negozi di paese rappresentano da sempre un punto di aggregazione sociale dove poter vivere contatti umani con i propri compaesani, dove poter scambiare quattro chiacchiere e mantenere vivo il proprio quartiere. La scomparsa delle botteghe del macellaio, del fruttivendolo, del panettiere portano con sé il degrado urbano dei centri abitati nuocendo alla qualità della vita dei cittadini.
Mantenere viva la città significa dare la possibilità a chi la abita di poter uscire di casa, passeggiare, incontrare gente, riempire le vie dello shopping e condividere la propria quotidianità. Gli acquisti nei centri commerciali inibiscono tutto ciò, rendendo il momento dell’acquisto impersonale e privo di scambio sociale e possibilità di comunicazione: il cliente è concentrato nella ricerca tra decine di marche di uno stesso prodotto del prezzo più basso senza avere più la possibilità di essere consigliato dal commerciante che ne evidenzierebbe piuttosto la qualità instaurando così una relazione di fiducia e la possibilità di conversare distogliendo per un attimo l’acquirente dalla frenesia degli acquisti.
In un momento di profonda crisi economica come quella che stiamo vivendo non si può rimanere indifferenti alla necessità delle famiglie di spendere il meno possibile per gli acquisti e a questo proposito i supermercati risultano essere molte volte una fonte di risparmio nella spesa di tutti i giorni; ma, detto questo, rimane comunque fondamentale tutelare l’apertura dei piccoli negozi garantendo a chiunque la possibilità di scegliere di fare la spesa dove meglio crede. Sulla fatica di mantenere aperto un negozio di paese soprattutto in un momento di crisi economica, grava anche il poco sostegno delle Amministrazioni comunali, che applicando le opportunità promulgate dalla legge finanziaria, hanno innalzato del 150% le tariffe sulle pubbliche affissioni, come avvenuto a Peschiera Borromeo nella primavera del 2008. Un impegno economico notevole, se associato anche agli altissimi prezzi degli affitti dei locali, che a Peschiera si aggirano intorno ai 1500 euro per 50 mq.
Proprio a Peschiera diversi negozianti per far fronte a questo innalzamento della tassa sulle affissioni hanno deciso di non affiggere nessuna insegna esterna al proprio negozio, abbattendo così un alto costo che faticano a sostenere. I piccoli commercianti si scontrano quindi con una difficile realtà che spesso li spinge a preferire di chiudere l’esercizio commerciale piuttosto che tentare la sopravvivenza. Il centro studi di Confcommercio ha pubblicato un dato rappresentativo del fenomeno a cui stiamo assistendo: solo nel primo trimestre del 2008 hanno chiuso nella zona di Milano quasi 14.000 piccoli negozi con un conseguente aumento di problemi di sicurezza nelle zone colpite dalla cosiddetta “desertificazione commerciale”.
Il rischio messo in luce dalla Confcommercio è rappresentato dai più frequenti episodi di microcriminalità e atti di vandalismo che portano lentamente al degrado urbano e alla scarsa vivibilità dei quartieri privi di negozi. Il degrado urbano risulta quindi essere una delle più gravi conseguenze della scomparsa dei piccoli negozi di paese e questa è la prospettiva che si sta gradualmente realizzando anche sotto casa nostra, a Peschiera Borromeo.

I costi lievitano e i megastore si moltiplicano
E la “cessata attività” pullula anche a Peschiera

Nell’ultimo anno Peschiera Borromeo ha visto la chiusura di circa una decina di esercizi commerciali di vario genere: panetterie, fioristi, negozi d’abbigliamento, mercerie. I motivi di questo, a detta dei commercianti, sono svariati, ma sicuramente quelli che hanno influito maggiormente sono gli alti costi di mantenimento del negozio (affitto dei locali, tasse) e la crisi economica, che ha determinato un notevole calo dei consumi soprattutto nella piccola distribuzione, continuando invece a favorire gli acquisti nei centri commerciali e nei supermercati grazie alla più vasta scelta degli articoli e prezzi più bassi.
Peschiera Borromeo si trova in una zona già circondata da centri commerciali e come se non bastasse nel giro di qualche anno sorgeranno altri tre importanti poli commerciali tra Pantigliate, Segrate e il quartiere di Bellaria. Questo scenario sicuramente non aiuta i commercianti peschieresi a scegliere di rimanere aperti e a combattere per la sopravvivenza. Inevitabilmente la preoccupazione per il futuro e la difficile gestione del precario presente spaventano e spingono i negozianti alla chiusura o alla vendita del negozio e a frequenti cambi di gestione.
Attraverso alcune interviste ai commercianti, emerge la difficoltà nel combattere la concorrenza dei grandi supermercati della zona. “Ormai anche Peschiera Borromeo sta diventando un paese dormitorio; le famiglie non escono più a piedi a fare la spesa usufruendo del negozio sotto casa, ma per guadagnare tempo si fermano nei supermercati una volta usciti dall’ufficio, rientrando in città solo per cenare e dormire”, dichiara un negoziante di generi alimentari, segnalando un nuovo stile di vita che ha influito sui cali delle vendite. Il commerciante spiega che anche la crisi economica dell’ultimo anno ha contribuito alla diminuzione degli incassi, ma il problema maggiore rimane la difficoltà nel controbattere la concorrenza delle grosse catene di distribuzione: “La gente pensa di risparmiare seguendo le offerte dei supermercati e compra grandi quantità di prodotti influenzati dal 3x2 e poi finisce col buttare la merce perché scade nel giro di poco tempo”.
La titolare di un negozio di intimo dichiara che sicuramente le difficoltà a mantenere aperto un piccolo negozio in un paese come Peschiera Borromeo esistono ma che sta anche alla volontà del negoziante riuscire a sopravvivere, in particolare in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo: “Sicuramente gli incassi potrebbero essere più alti ma per non chiudere bisogna essere creativi e trovare strategie commerciali che attraggano i clienti e li invoglino agli acquisti”. La titolare prosegue spiegando che dal suo punto di vista molti negozi hanno chiuso per la stanchezza e per la fatica di impegnarsi a sopravvivere in un momento difficile come questo, in particolare riferito a negozi storici presenti a Peschiera ormai da decenni. La fatica quindi nel tentare di mantenere aperti i piccoli negozi esiste ed il rischio a cui si va incontro è quello di ritrovarci lentamente in un piccolo paese di provincia spoglio di vetrine e dove le famiglie e gli anziani a passeggio non hanno più zone in cui ritrovarsi e soffermarsi a fare qualche chiacchiera sul marciapiede magari dopo aver fatto la piccola spesa quotidiana.