La maggioranza degli under 25 ritengono che il Green pass sia necessario anche nelle scuole: «Gli insegnanti devono dare il buon esempio»

Le interviste a campione rivolte a quindici ragazzi tra i 20 e 25 anni residenti nella Città Metropolitana di Milano rivelano che i giovani nella quasi totalità sono a favore del Green pass obbligatorio

Milano, 25 luglio 2021. Il Green Pass consiste in un certificato cartaceo o digitale che attesta che il possessore abbia già fatto almeno una dose del vaccino contro il Covid-19, oppure che si sia sottoposto ad un test molecolare o antigenico effettuato nelle ultime 48 ore e sia risultato negativo, o in alternativa che il possessore sia guarito dal Covid-19 negli ultimi sei mesi. 

Dal 6 agosto il Green Pass sarà obbligatorio, anche in zona bianca, per numerose attività che implicano la partecipazione a luoghi affollati o al chiuso. Senza tale certificazione, non si potrà accedere a numerose attività, come le visite a musei, mostre, sagre, concerti, eventi, manifestazioni sportive, o alle consumazioni al tavolo in bar e ristoranti al chiuso. 

7giorni ha condotto alcune interviste a campione a quindici ragazzi tra i 20 e i 25 anni residenti nella Città Metropolitana di Milano, per conoscere le loro opinioni e impressioni sul Green pass. La totalità di questi è completamente vaccinata o in attesa della seconda dose, e, nonostante le motivazioni differenti, 14 persone su 15 sono d’accordo nel dire che la certificazione obbligatoria sia un passo necessario verso il ritorno alla normalità. 

Alla domanda “Cosa ne pensi del Green pass dal punto di vista di un ritorno alla vita sociale normale?”, la risposta è stata unanime: è giusto averlo per evitare un aumento dei contagi e un nuovo lock-down questo autunno. Per molti, la vaccinazione è un dovere nei confronti della comunità e non solo una tutela individuale. Giulia afferma: «Ritengo che il Green pass sia il compromesso migliore tra il rendere obbligatoria la vaccinazione e continuare a non far nulla. Se non adottiamo misure più stringenti, il virus circola, muta e prima o poi sarà talmente mutato che gli attuali vaccini non saranno più efficaci. Inoltre, bisogna ricordare che c’è una parte della popolazione che, anche volendo, non può vaccinarsi per motivi di salute, ovvero i soggetti immunodepressi o allergici. La loro salute è a rischio anche durante le attività quotidiane più semplici e normali, e se non li si tutela vaccinando tutti gli altri, saranno costretti a vivere isolati per tutta la vita». Per Antonio: «Ci servono precauzioni particolari perché è un virus particolare. È giusto affidarsi a persone che ne sanno più di noi e seguire il loro consiglio». Emanuele concorda: «Piuttosto che rinunciare a determinati momenti della mia vita preferisco farmi il vaccino, andando sulla fiducia di chi è più esperto di me». Alcuni ne fanno anche una questione di sicurezza. Lavinia e Camilla si chiedono: «Perché dobbiamo rischiare di andare al ristorante e trovarci nelle vicinanze di qualcuno che potrebbe essere contagioso? È giusto che le persone vaccinate possano usufruire di tutti i servizi in sicurezza». Unica voce dissonante, è quella di Giacomo, che lavora nel mondo della ristorazione: «Io mi sono vaccinato e vorrei che tutti lo facessero. Ma questo non vuol dire che il Green pass obbligatorio sia una buona idea: è una decisione dal fondo etico, ma organizzata e promulgata con modalità e tempistiche sbagliate, che andrà a penalizzare ulteriormente i ristoratori». 

Anche per quanto riguarda l’introduzione del Green pass per insegnanti e studenti, tutti gli intervistati sono d’accordo: c’è chi afferma che gli insegnanti sono quelli che devono dare l’esempio ed è giusto che si vaccinino; chi dice che le scuole sono luoghi più affollati e in cui c’è più contatto sociale del solito, e dunque è sensato imporre il Green pass; chi ancora sostiene che i giovani tra elementari, medie e superiori sono tra le fasce che verranno vaccinate più tardi, e quindi è necessario che almeno gli insegnanti abbiano ricevuto il vaccino. 

Arianna Cerea