Pro Vita & Famiglia: «Censure, attacchi e vandalismi: ecco cosa sta succedendo alla nostra campagna contro il gender nelle scuole»

La denuncia della Onlus: «I nostri manifesti sono del tutto legittimi, riportano il messaggio “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini. #StopGender” e per questo non sono in alcun modo sessisti, né violenti, né discriminatori»

I Manifesti di Pro Vita & Famiglia

I Manifesti di Pro Vita & Famiglia

Roma, Milano, Torino e le rispettive province, ma anche Bologna, Cesena, Pavia, Imola, Pontedera in provincia di Pisa, e tante altre città in tutto il territorio nazionale sono state interessate dalla campagna di affissioni della Onlus Pro Vita & Famiglia.  L’obiettivo della propaganda è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla libertà educativa dei genitori, proteggere l’educazione dei bambini e, denunciare le derive della teoria gender nella scuola italiana, ma anche del mondo dei cartoni animati e delle trasmissioni per bambini. «Una campagna di denuncia, la nostra, che però non è piaciuta al pensiero unico dominante e a tutta quella politica che ormai da anni, lo sappiamo, difende e porta avanti le istanze gender, le istanze di una sessualità fluida e di una biologia che non ha più, secondo loro, dei limiti», recita un comunicato di Pro Vita & Famiglia Onlus.
Il sodalizio pro famiglia denuncia non solo atti incivili di vandalismo, imbrattamento dei loro manifesti ma anche un atteggiamento antidemocratico delle Istituzioni e dei membri delle assemblee cittadine: «Utilizzano la censura del libero pensiero espresso, attraverso delle richieste di rimozione dei messaggi che di fatto calpestano ogni diritto alla libertà di pensiero e di espressione».
«La sinistra, infatti – continua il comunicato -, ancora una volta si è fatta voce del pensiero unico, ergendosi a portabandiera del pensiero corretto, l’unico “giusto” da dover per forza abbracciare. Pena l’essere etichettati come omofobi, discriminatori, violenti e sessisti. Nulla di più falso! Inoltre, come se non bastasse, nel mare magnum delle fake news, è stato portato avanti il concetto che le nostre affissioni violerebbero una norma del nuovo Codice della Strada, che disciplina appunto la legittimità dei messaggi veicolati tramite affissioni stradali. Anche qui, una fake news totale e per ben due motivi. Innanzitutto, infatti i nostri manifesti sono del tutto legittimi, riportano il messaggio “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini. #StopGender” e per questo non sono in alcun modo sessisti, né violenti, né discriminatori e dunque non possono rientrare in quella norma che appunto prevede di eliminare e di non divulgare i messaggi che invece sessisti e discriminatori lo sono davvero. In secondo luogo, la norma chiamata in causa è del tutto inapplicabile, poiché mancano i decreti attuativi ministeriali previsti dalla stessa e mai emanati. Pertanto, tali disposizioni non sono invocabili nemmeno in astratto per censurare il messaggio di Pro Vita & Famiglia, che - è bene ribadirlo - comunque non è in alcun modo lesivo della libertà altrui».

La nota stampa spiega ancora: «Lesivo della libertà è semmai il mantra ripetuto dalle amministrazioni comunali - o dalle associazioni femministe ed arcobaleno - che vogliono tapparci la bocca e censurare il nostro messaggio o che, in alcuni casi, lo hanno vergognosamente fatto. Come a Roma, Milano, Torino e Pontedera, in provincia di Pisa, dove la censura politica è arrivata in modo illegale, le affissioni sono state rimosse, a seguito di vergognose pressioni giunte da alcuni rappresentanti politici - nello specifico proprio a Torino, Milano e Roma - circa la “natura del messaggio veicolato. Oppure, quando la censura non è ancora riuscita a distruggere i manifesti, i vari sindaci o politici di turno si sono stracciati le vesti, invocandola. In particolare - ed è ancora in corso - l’assurda e infondata polemica portata avanti dal sindaco di Bologna Matteo Lepore e dal vicesindaco Emily Clancy. Quest’ultima, in modo vergognoso, non ha espresso la minima solidarietà dopo gli atti vandalici di chi ha strappato le affissioni e ha inoltre parteggiato per gli oppositori, dichiarandosi apertamente a favore della rimozione. A farle da eco il suo stesso sindaco, Lepore, che ha palesemente affermato di voler essere “intollerante” nei nostri confronti e, non pago, ha minacciato sanzioni (fondate sul nulla, come gli diranno presto i suoi legali) e promesso di mettere mano al regolamento comunale sulle affissioni stradali col dichiarato scopo di impedire a Pro Vita & Famiglia di replicare questa ed altre campagne in futuro».

Delibere anti-Pro Vita & Famiglia sarebbero allo studio in altre città governate dalla sinistra come Cesena, Imola e Santa Marinella, in provincia di Roma. Le accuse sono le solite: messaggi sessisti, discriminatori, offensivi e così via. «La realtà, invece, è ben altra ma altrettanto grave – conclude il Comunicato di Pro Vita & Famiglia-: nelle città amministrate dal Partito Democratico non è tollerata l’espressione pubblica di idee, messaggi ed opinioni che non siano “politicamente corrette” o diverse dal pensiero “Lgbt-friendly”. Tali amministratori fondano (e perdono) le loro campagne elettorali sull’antifascismo, mentre in casa loro praticano la più rude e violenta censura politica che proprio dai tempi del fascismo non si vedeva in Italia».