Il delitto Giliberti e il misterioso Diabolich |Video|

Mario Giliberti era un giovane emigrato meridionale che si trasferì negli anni 50 a Torino dove trovò un lavoro stabile alla Fiat. Il 25 Febbraio 1958 fu trovato assassinato nel piccolo locale in cui viveva.

Scopri un caso intricato ed irrisolto che ispirò il personaggio dei fumetti Diabolik.

Il Sogno di Mario Giliberti

Torino negli anni Cinquanta era una città pervasa da un forte sentimento di xenofobia, in particolare verso i meridionali. Mario Giliberti, giovane di ventisette anni, arrivò da Lucera, in provincia di Foggia, con il sogno di una vita migliore. La realtà che trovò era ben diversa: in città si trovavano cartelli che proibivano l'affitto ai meridionali, e ragazzi come Mario erano costretti a vivere in condizioni precarie, dormendo in angusti retrobottega di negozi.
Nonostante le difficoltà iniziali, Mario riuscì ad ottenere un lavoro stabile presso la Fiat nel millenovecento cinquantasette, un traguardo ambito dai giovani dell’epoca. Descritto come una persona educata, riservata e determinata, Mario era fiero di aver raggiunto una certa stabilità economica.

La macabra scoperta

Il venticinque febbraio millenovecento cinquantotto, il caporeparto di Mario segnalò la sua assenza dal lavoro per diversi giorni senza giustificazioni. Le ricerche portarono alla scoperta del corpo senza vita dell’uomo nel suo appartamento di via Fontanesi, dove viveva in una stanza e un cucinino ricavati in uno spazio limitato nel retrobottega di un calzolaio. Il corpo presentava diciotto coltellate al petto, ed era stato coperto con lenzuola e soprabiti. Accanto al corpo in decomposizione fu trovato un biglietto con la scritta: "Troverete “ l'ASSINO". Sembra non fosse un errore di scrittura ma l'omicida aveva intenzionalmente scritto “ASSINO”. 

Il messaggio dell'assassino

Poco prima della scoperta del cadavere il quotidiano "Stampa Sera" ricevette una telefonata a cui non venne dato credito. Una voce con accento del Sud Italia dichiarava: "Ho ucciso un uomo sulla via di Po". Alcuni giorni dopo, la redazione della Stampa, situata in Galleria San Federico, ricevette una strana lettera. La prima parte recitava:
«Sono venuto da lontano per viadi compiere il mio delitto, da non confondersi con uno qualsiasi. Ho studiato la cosa perfetta
in modo da non lasciare traccia neanche di un ago. Con il delitto è cessato insieme l’odio per lui. Questa sera parto alle ore 20».
Il testo permetteva di individuare l’indirizzo del delitto mettendo insieme le ultime lettere di ogni frase: VIA FONTANESI 20. L’autore affermava inoltre di «essere venuto da lontano per compiere il mio delitto... Con il delitto è cessato il mio odio per lui... Un tempo io e la vittima eravamo molto amici e portavamo la divisa insieme. Poi lui mi tradì come fossi un cane». Il biglietto era firmato "Diabolich", e l’autore sfidava le forze dell’ordine a trovarlo.

Aldo Cugini e l'ombra del misterioso Diabolich

La polizia indagò sulle conoscenze di Mario e trovò una fotografia nel suo portafoglio. La foto mostrava Mario in posa con un certo Aldo Cugini, suo coetaneo e commilitone, figlio di imprenditori bergamaschi, in procinto di sposarsi. Nonostante fosse considerato un "bravo ragazzo", le indagini si concentrarono su di lui a causa della somiglianza tra la grafia della fotografia e quella delle lettere del killer. Inoltre, l’alibi di Cugini per la sera della scomparsa di Mario era debole: fu accertato che in quei giorni si trovava nei pressi di Vercelli con la sua auto. Si ipotizzò anche una relazione omosessuale tra i due, supportata dal soprannome con cui loro, insieme a una terza persona mai identificata, erano conosciuti tra i compagni d'armi: le tre monachelle. Ma mentre Cugini era in prigione, Diabolich continuò a inviare lettere, non solo cercando di scagionare l'uomo arrestato, ma anche con l'intenzione di farsi scoprire. 

L'arresto e l'assoluzione

In ogni caso, con elementi giudicati sufficienti per la custodia cautelare, Aldo Cugini venne arrestato nel marzo 1958 e rimase in carcere per quasi cinque mesi con l'accusa di aver assassinato Gilimberti. Le motivazioni ipotizzate erano la gelosia o questioni di denaro. Dall'abitazione erano scomparse due sveglie, un orologio di metallo, un bracciale d'oro e circa 20.000 lire. Questo suggeriva un omicidio a scopo di rapina, camuffato come vendetta per sviare i sospetti, oppure una vendetta mascherata da rapina. Se fosse stato un furto, sembrava improbabile che il benestante Cugini avesse viaggiato da Bergamo a Torino per derubare un amico molto più povero. Se fosse stata una vendetta, bisognava determinare quale motivo di odio o rancore ci fosse tra i due.  Tuttavia, il giudice istruttore fece cadere le accuse, classificando gli indizi come semplici illazioni. Nel 1960, la corte d’assise assolse Cugini, poiché il quadro probatorio non era sufficientemente chiaro.

Un caso irrisolto e l'eredità di Diabolich

Sebbene il caso Giliberti non portò a ulteriori sviluppi penali, il killer "Diabolich" ispirò le sorelle Angela e Luciana Giussani per la creazione nel 1962 del famoso personaggio dei fumetti Diabolik. La storia di questo misterioso assassino si diffuse anche negli Stati Uniti, si ipotizzò influenzando il modus operandi di Zodiac, il famigerato serial killer californiano. Zodiac, conosciuto per le sue lettere enigmatiche e provocatorie, condivise molte somiglianze con Diabolich, sollevando speculazioni su un possibile collegamento.
Nonostante il tempo trascorso, il caso Giliberti rimane irrisolto. I reperti, tra cui mozziconi di sigarette trovati sulla scena del crimine, potrebbero ancora contenere tracce di DNA in grado di svelare l'identità dell’assassino. La speranza è che un giorno, attraverso una revisione dei materiali probatori, si possa finalmente rendere giustizia a Mario Giliberti, un giovane che cercava solo una vita migliore e che invece finì tragicamente ucciso.
Stefano Brigati
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