Emergenza migranti: il Sudmilano sigla il protocollo con il Ministero dell’interno

La maggioranza dei Comuni che compongono la Città Metropolitana milanese ha sottoscritto il patto per un nuovo modello di accoglienza dei richiedenti asilo, che sia “equilibrato, sostenibile e diffuso”

I sindaci durante la firma del protocollo

I sindaci durante la firma del protocollo

I sindaci: «Così gli arrivi non saranno più “calati dall’alto”»

Equilibrio, sostenibilità e diffusione. Sono questi i principi cardine attorno a cui è stato progettato il protocollo d’intesa che, nella giornata di giovedì 18 maggio, è stato siglato tra il Ministero dell’Interno, la Prefettura di Milano e i Comuni della Città Metropolitana, in relazione all’accoglienza dei richiedenti asilo. 

Dopo un confronto aperto già con l'ex Prefetto Alessandro Marangoni negli ultimi due anni e proseguito con l'arrivo della nuova prefetto Luciana Lamorgese, circa 80 Comuni della Città Metropolitana di Milano hanno deciso di aderire all'ultima versione dell'intesa proposta dalla Prefettura, che definisce le linee guida per gestire nella modalità più efficaci l'accoglienza di migranti in maniera equilibrata, al fine di "superare eventuali disallineamenti tra il numero di migranti presenti nelle diverse realtà locali"

Il “sì” al nuovo piano è giunto anche da parte di alcuni Comuni della zona omogenea del Sudmilano, precisamente dalle realtà di Carpiano, Cerro al Lambro, Colturano, Dresano, Mediglia, Pantigliate, Paullo, Peschiera, San Colombano, San Donato e Vizzolo

Nello specifico, All'interno del protocollo d'intesa sottoscritto dai Comuni, si vuole consolidare la collaborazione tra Prefettura ed Enti Locali anche attraverso la creazione di un tavolo di coordinamento tra Prefettura e Comuni che servirà a gestire in maniera equilibrata e condivisa il problema dell'ospitalità dei richiedenti protezione internazionale. In tal senso, i Comuni si impegnano a "collaborare attivamente con le associazioni del terzo settore e le organizzazioni aventi finalità sociali per reperire unità abitative di soggetti pubblici e/o privati e a comunicare l’esito di queste attività alla Prefettura, che disporrà la gara per individuare gli operatori economici interessati a gestire l’accoglienza nelle abitazioni individuate”

Tutto ciò si dovrebbe poi tradurre in una serie di benefici per gli Enti locali stessi. Anzitutto, una volta raggiunta "la copertura del 50% (la cosiddetta clausola di salvaguardia ndr) dei posti previsti in base al Piano Anci/Ministero dell'Interno (pari a 2,5 migranti ogni 1000 abitanti)", la Prefettura escluderà tali Comuni "dai bandi aventi ad oggetto l'accoglienza di richiedenti protezione internazionale". La Prefettura inoltre si impegna a "non utilizzare ex caserme o edifici di analoghe caratteristiche” scongiurando quindi la concentrazione di centinaia di profughi in una sola struttura con il rischio di creare situazioni critiche. In aggiunta, "nel caso in cui la Prefettura individui direttamente delle unità abitative che insistono sul territorio degli stessi Comuni", la stessa si impegna a "sentire preventivamente" i Comuni sottoscrittori del protocollo d'intesa, scongiurando quindi l'arrivo in un territorio di decine di profughi senza che vi sia condivisione o preparazione dell'accoglienza stessa. 

«La firma del protocollo da parte dei Comuni con la Prefettura – Commentano i sindaci che hanno aderito all’accordo - sancisce una migliore collaborazione tra le parti e un nuovo modo operativo che tutela in primo luogo le comunità locali e favorisce una accoglienza più equilibrata e strutturata. La differenza, quindi, non è tra chi vuole accogliere e chi no - perché il Piano di riparto ANCI-Ministero è valido a prescindere e perché "l'assegnazione di cittadini stranieri da accogliere nei comuni non dovrà riguardare nè unicamente nè preferibilmente i comuni sottoscrittori del presente protocollo". La differenza vera è invece tra quei Comuni che vogliono gestire un fenomeno in maniera seria e responsabile facendo la propria parte e quei Comuni che invece scelgono di subire tale problema senza poterlo governare, lasciando che sia la Prefettura in accordo con i privati ad agire, senza che il Comune possa avere margini di intervento».

Alessandro Garlaschi