Poste Italiane, 28 marzo sciopero di 24 ore, indetto da SLG-CUB Poste: «Nel 2026 cesserà l'obbligo di svolgere il "servizio universale"»

Il sindacato autonomo non condivide il sistema-RSU e non si presenterà alle prossime elezioni del 28 e del 29 marzo 2023 e denuncia la pericolosità dei motomezzi con gli specchietti laterali nascosti dalla presenza di uno sproporzionato cassone posteriore

SLG-CUB Poste denuncia da sempre i pericoli per i lavoratori e si chiede perché dei motomezzi di Poste Italiane, con gli specchietti laterali nascosti dalla presenza di uno sproporzionato cassone posteriore possano continuare a circolare, liberamente, nel traffico cittadino italiano. «Aspettiamo che accada il primo incidente grave, per poi ricordare che SLG-CUB Poste, il 28 ottobre 2022, aveva già segnalato questa situazione?», scrive il Sindacato di base.
Ieri SLG-CUB Poste ha pubblicato, sulla propria pagina Facebook, una rassegna di articoli di stampa, con i disastri stradali che hanno coinvolto i lavoratori portalettere, avvenuti dal 1° marzo 2021 al 1° marzo 2023.
Per quanto riguarda lo sciopero nazionale di 24 ore “NON C'È ALTERNATIVA” indetto per il giorno 28 marzo, SLG-CUB Poste ha comunicato motivazioni e precisazioni:
- L'eliminazione della possibilità di pranzare,
- le riorganizzazioni con riduzione estrema di personale,
- le chiusure di 1.900 uffici postali e del 70% degli sportelli,
- gli accorpamenti e la riduzione delle strutture di lavoro,
- lo stress prodotto dal modo sbagliato di lavorare e dalle pressioni soverchianti dei superiori,
- la carenza di organico (mancano 90mila unità)
- lo sfruttamento del precariato,
- il trattamento economico al limite della sussistenza
- l'arroganza, le pretese, le ingiustizie e le prese in giro sulle ferie, sul rispetto delle limitazioni sanitarie, sui carichi di lavoro, sui trasferimenti ed altre situazioni indegne, sono stati possibili solo grazie al sistema-RSU, pattuito tra Confindustria e sindacati promotori, che è servito a produrre una maggioranza sindacale di rappresentanti RSU uniti per coprire e lasciar fare, senza denunciare o chiedere interventi correttivi, come burattini mossi da una sola mano: la mano dell'azienda.
«Inoltre, il 30 aprile 2026 cesserà l'obbligo per Poste Italiane di svolgere il "servizio universale", che significa di non dover più coprire il territorio nazionale – commentano gli organizzatori delle lotta sindacale -. Azienda e sindacati promotori del sistema-RSU sono proiettati verso quella data, per spostare i servizi fisici su quelli virtuali, potendo così smantellare il grosso del personale e, di conseguenza, accrescere, ancora di più, gli utili economici. SLG-CUB Poste non condivide il sistema-RSU e stavolta non si presenterà alle prossime elezioni del 28 e del 29 marzo 2023. Perciò, da quelle date, questo sindacato provvederà alla formazione di rappresentanti sindacali interni dei lavoratori, nei posti di lavoro, per non essere compromessi da questo sistema-RSU. Ma, lo scontento dei lavoratori e delle lavoratrici di Poste Italiane – continua la nota stampa del SLG-CUB Poste -, per quanto hanno subito sul lavoro, per quanto stanno subendo e per stoppare l'atteggiamento prevaricatorio dell'azienda, deve essere manifestato in modo plateale e diretto, con lo sciopero di 24 ore del 28 marzo 2023, proclamato da SLG-CUB Poste, per arrivare sia all'opinione pubblica, che deve sapere che il personale non sta affatto bene e non ha responsabilità per i disagi e per i danni ricevuti dagli utenti, e sia ai responsabili politici nazionali, di maggioranza e di opposizione, che fanno finta di non sapere mai niente e continuano così a non intervenire».
Il comunicato del Sindacato di base conclude con delle rivendicazioni: «Chiediamo la conferma dell'obbligo del servizio universale per Poste Italiane; chiediamo di tutelare e aumentare i posti di lavoro, assumendo il personale fisso (dall'esistente graduatoria) necessario per lavorare dignitosamente e fornire agli utenti un servizio pubblico serio, di livello europeo e non da terzo mondo; chiediamo una remunerazione proporzionata agli altissimi utili economici realizzati da Poste Italiane, grazie al lavoro dei suoi dipendenti; chiediamo il rispetto della dignità e della salute di tutti, specialmente di chi ha situazioni patologiche. Durante la pandemia, nel 2020, i lavoratori di Poste Italiane hanno tenuto in piedi i collegamenti fisici dell'#Italia, rischiando per servire la collettività. È bene ricordarlo a chi (azienda, politici e sindacalisti RSU) vuole far accettare la perdita di posti di lavoro, di salute e di dignità come una cosa normale, per favorire il tornaconto economico dei possessori delle quote azionarie di Poste Italiane».