Mediglia, Ca’ del Lambro: il “terreno dei veleni” finisce sotto sequestro

La disposizione arriva dal servizio veterinario dell’Azienda di tutela della salute (Ats) di Città Metropolitana, dopo le analisi di laboratorio su capi macellati provenienti dall’azienda agricola

Dall’azienda agricola di Ca’ del Lambro a Mediglia non potranno più uscire prodotti destinati alla filiera alimentare. Lo ha stabilito servizio veterinario dell’Azienda di tutela della salute (Ats) di Città Metropolitana, a seguito delle analisi eseguite sulla carne macellata prodotta dall’azienda che, nel muscolo di vitellone, hanno rilevato la presenza di policlorobifenile. Nello specifico, si tratta di un composto chimico ampiamente utilizzato per varie applicazioni industriali sino agli anni ’70, quando se ne scoprì l’elevato grado di tossicità. In base alle rilevazioni, il composto sarebbe stato presente nel foraggio di cui si sono nutriti gli animali, che sono stati censiti, e si è inoltre provveduto a ricostruire la tracciabilità delle carni poste in commercio. Alla luce di ciò, quindi, capi di bestiame e coltivazioni sono state poste sotto sequestro. A seguito di tale provvedimento, torna dunque sotto i riflettori l’area di 45mila mq compresa tra il fiume Lambro, la roggia Piora e il confine con San Giuliano, individuata quale sito prioritario dal Piano regionale delle Bonifiche. In base alle stime del Comune di Mediglia, infatti, la “terra dei fuochi” del Sudmilano celerebbe al suo interno 70mila tonnellate di rifiuti altamente dannosi per la salute. Alla luce di ciò, la scorsa primavera il Comune aveva già adottato un’ordinanza che vietava la coltivazione di prodotti ad uso alimentare, sia umano che animale, emanata anche a seguito di una nota dell’Ats, che aveva analizzato dei campioni di terreno rilevando la presenza di vari inquinanti. 
Redazione Web

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