Trasporto ferroviario, i pendolari lombardi chiedono il ritorno dei Tavoli territoriali di confronto
Con una lettera inviata alla Regione, a Trenord e alla stampa, venti comitati e cinque rappresentanti ufficiali dei viaggiatori denunciano lo stallo della partecipazione: «Ultima convocazione nel 2019, ora servono risposte»

Un’assenza lunga sei anni
Era il novembre del 2019 l’ultima volta che i rappresentanti dei pendolari lombardi furono convocati a un Tavolo Territoriale, lo strumento previsto dal contratto di servizio tra Regione Lombardia e Trenord per discutere i problemi del trasporto ferroviario locale. Da allora, silenzio. Nessun aggiornamento, nessuna alternativa comunicata. Ora, dopo anni di disagi e con l’arrivo di nuovi cantieri e limitazioni alla circolazione, i comitati dicono basta.
Con una lettera inviata il 22 maggio 2025 tramite posta certificata al presidente della Regione Attilio Fontana, all’assessore alla Mobilità sostenibile Franco Lucente e all’amministratore delegato di Trenord Andrea Severini, venti comitati pendolari e cinque rappresentanti regionali dei viaggiatori hanno chiesto ufficialmente la convocazione dei Tavoli Territoriali di Quadrante.
Un obbligo previsto per legge e contratto
La richiesta si fonda su riferimenti precisi. Innanzitutto la Legge 244 del 2007, che impone alle Regioni e ai gestori del servizio pubblico locale l’obbligo di coinvolgere gli utenti nei processi decisionali. Poi l’articolo 40 del contratto tra Regione Lombardia e Trenord, che prevede espressamente l’organizzazione di incontri con i comitati, in particolare nei periodi di modifica degli orari o della programmazione.
I pendolari ricordano che questi momenti di confronto non sono solo facoltativi o consultivi, ma rappresentano strumenti per migliorare l’offerta e valutarne l’efficacia: «Rientra tra gli scopi degli incontri il produrre liste di azioni chiaramente identificabili e misurabili – si legge nel documento – che contribuiranno alla fase di valutazione dell’azienda nell’ottica di risolvere i problemi evidenziati».
Servizi da rivedere, cantieri in arrivo
Nel testo si sottolinea l’urgenza di riattivare questo tipo di dialogo, soprattutto alla luce delle numerose interruzioni e limitazioni alla circolazione previste nei prossimi mesi. Una situazione che rischia di peggiorare ulteriormente la condizione dei viaggiatori lombardi, già messa a dura prova da ritardi cronici, soppressioni e sovraffollamenti.
«Non ci risulta siano state comunicate, da parte di Trenord e Regione, altre modalità con le quali si intende pienamente assolvere all’obbligo di consultazione – denunciano i comitati – né come intendano assicurare la possibilità, per ogni singolo cittadino, di presentare osservazioni e proposte in merito all’adeguatezza dei servizi erogati».
Una mobilitazione regionale unitaria
Il documento porta le firme di venti comitati rappresentativi delle principali direttrici lombarde, dalla Milano-Lecco alla Domodossola-Arona-Milano, dal Meratese alla Bassa Bergamasca, dal Sudmilano al Pavese. Insieme a loro anche le sigle UTP (Utenti del Trasporto Pubblico della Lombardia), MI.MO.AL, l’Associazione Pendolari Piacenza e i Rappresentanti ufficiali dei viaggiatori alla Conferenza Regionale del Trasporto Pubblico Locale: Manuel Carati, Giorgio Dahò, Andrea Mazzucotelli, Francesco Ninno e Franco Aggio.
Un fronte ampio e compatto, che chiede di non essere più ignorato. «Le consultazioni – ribadiscono – sono essenziali per garantire la partecipazione attiva e responsabile dei cittadini alla definizione di un servizio pubblico efficiente. L’attuale assenza di confronto è inaccettabile».
L’appello finale: aprire subito il dialogo
Nella conclusione, il tono è fermo ma costruttivo: «Riteniamo che le consultazioni abbiano particolare importanza ed urgenza. Rimaniamo in attesa di un Vostro cortese riscontro». La lettera è stata trasmessa anche all’Autorità di Regolazione dei Trasporti e agli organi di stampa.
Ora la parola passa alle istituzioni. I pendolari hanno fatto la loro parte. Tocca a Regione Lombardia e Trenord dimostrare se davvero la partecipazione dei cittadini è, come dichiarano, una risorsa e non un fastidio.