Sembra uno barzelletta, ma purtroppo non si tratta né di un brutto sogno né tanto meno di uno scherzo di cattivo gusto. I costi per il conseguimento della patente di guida italiana potrebbe subire un’ulteriore impennata del 22%, pari al valore dell’Imposta sul Valore Aggiunto (Iva), percentuale non indifferente se applicata alle già salate tariffe in vigore in questi anni. La novità, che cala implacabile come una mannaia dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, potrebbe comportare, a detta degli esperti, un brusco calo degli iscritti alle autoscuole, perché la spesa totale tra corso di teoria e lezioni di guida potrebbe arrivare facilmente a vette di 1000-1200 euro.

La spiacevole novità parrebbe da attribuirsi alla decisione di classificare le lezioni di guida non più come corsi scolastici/universitari, esenti da Iva. Ecco dunque che i costi lieviterebbero improvvisamente, andando ad inficiare pesantemente anche sui bilanci degli esercenti. Le autoscuole si ritroverebbero così costrette ad alzare le tariffe sui futuri corsi; a spaventare di più è però la possibilità che l’erario esiga dagli esercenti anche l’Iva arretrata degli anni compresi tra il 2014 e il 2018, che le autoscuole, nell’impossibilità di esigerla dagli ex-allievi, sarebbero costrette a sborsare di tasca propria. Restano da valutare eventuali detrazioni fiscali applicabili alle nuove tariffe.

Contro il provvedimento si è immediatamente mobilitata Confarca, la Confederazione Autoscuole Riunite e Consulenti Automobilistici, che tramite il suo presidente, Paolo Colangelo, ha chiesto «fin da subito che si trovi quanto prima un rimedio a questa risoluzione, che incide tra l'altro in maniera pesante su un settore già in piena difficoltà, sia per la crisi economica che per i disservizi che gli operatori sono costretti a fronteggiare sul territorio nazionale».