Stadio a San Donato Milanese, l’appello dei monaci: «tuteliamo Chiaravalle»

Affisso un manifesto in cui La Comunità monastica, la Comunità parrocchiale di Chiaravalle e il Centro Nocetum chiedono a Comune e Diocesi di «evitare danni irreversibili»

L'Abbazia di Chiaravalle

L'Abbazia di Chiaravalle

È sottoscritto dalla Comunità monastica, dalla comunità parrocchiale di Chiaravalle e dal Centro Nocetum il manifesto-appello affisso e distribuito nei giorni scorsi, che contiene un accorato appello alla tutela di Chiaravalle in relazione alla possibile realizzazione dello stadio del Milan. Al fronte dei contrari alla maxi operazione si aggiungono ora anche i monaci cistercensi, presenti in Chiaravalle sin dal 1135, che si dicono preoccupati per l’impatto che la costruzione dell’impianto sportivo avrà su questa porzione di territorio. «Chiaravalle si legge nel manifesto - oltre a essere una un’area ad alto valore ambientale, è anche un luogo dello spirito, che calamita da sempre “fuori porta” tanti milanesi (e non solo) per le liturgie quotidiane e soprattutto per quelle dei giorni festivi. Quali saranno le conseguenze per Chiaravalle, considerando che il complesso di San Donato, nell’area verde di San Francesco a soli 800 metri dal Borgo, utilizzerà anche migliaia di metri quadri della cinta del Parco Sud di Milano per parcheggi, piste ciclabili e verde attrezzato?». I monaci sottolineano come a Chiaravalle, per l’elevato consumo del suolo, l’unità ecosistemica complessa sarà violentata e che, oltre alla distruzione del verde e alla compromissione dell’habitat, di elevato interesse per molte specie animali presenti nei parchi, si avrà un forte impatto sulla qualità dell’aria, con auto che transiteranno nel Borgo, solo di passaggio o alla ricerca di un parcheggio “selvaggio”. «Distruggendo l’alto patrimonio artistico-culturale e le cascine circostanti, Chiaravalle, poiprosegue il manifesto - non potrà più essere considerata un luogo dello spirito soprattutto per l’inquinamento acustico prodotto dagli eventi che saranno celebrati nello stadio». Alla luce di tutte queste considerazioni, la Comunità monastica sollecita le amministrazioni comunali di San Donato e di Milano e la Diocesi di Milano «di fare in modo che siano evitati questi danni irreversibili alla nostra casa comune».